Momentaccio per le emittenti locali, private delle essenziali provvidenze per l’editoria da un governo che evidentemente non ha molto a cuore l’informazione libera ed indipendente. Ma tempi duri anche per le loro associazioni, che rischiano di pagare la disattenzione su una questione tanta delicata.
Ascoltando gli editori si sente quasi sempre la stessa solfa: "Non contiamo più nulla", "Ai politici importa di noi solo sotto elezioni e poi chi s’è visto s’è visto", "Non abbiamo rappresentanza", "Non abbiamo visibilità", "Ci vogliono far chiudere tutti", "Cosa paghiamo a fare chi ci dovrebbe rappresentare e non lo fa?", ecc. ecc. E quasi tutti concordano su un punto: gran parte dei sindacati di categoria ha trascurato i pericolosi segnali che da novembre si moltiplicavano a riguardo della volontà del governo di cancellare provvidenze e contributi a favore delle piccole testate. Quasi tutti, ma non tutti. Perché un’associazione di categoria che lanciava continui allarmi nella corretta direzione (purtroppo inascoltati da emittenti con orecchie da mercante) c’era: il Conna, antico ente esponenziale (la nascita si perde nella seconda metà degli anni ’70) che raggruppa soprattutto piccole stazioni, ma che è sempre stato molto aggressivo nei confronti dei governanti parolai; poco disposto a cedere a compromessi e ad osannare, chinando il capo, i potenti di turno. Ecco, ora, paradossalmente, il Conna dalla bruttissima faccenda delle provvidenze sta guadagnando in stima: mentre diversi sindacati faticano a tenere insieme associati infuriati per la cattiva gestione politica mostrata, l’ente romano riceve continui riconoscimenti e richieste di adesione. "Alcune associazioni si trovano in gravi difficoltà alle prese con i loro iscritti che le rimproverano per l’imprevidenza che hanno mostrato, trastullandosi nei loro congressi annuali durante i quali affrontavano problemi marginali perdendo di vista l’attacco a vasto raggio che si andava scaricando sull’emittenza locale", ricorda il presidente del Conna Mario Albanesi. "Lo abbiamo affermato più volte: ciò che è venuto progressivamente a mancare è stato il rispetto per quelle emittenti commerciali o comunitarie che agiscono sul territorio"- insiste – Sarà difficile risalire la china; forse la comunicazione locale – esigenza primaria e insopprimibile dei popoli di tutto il mondo – riuscirà a rifondarsi su basi completamente nuove". Il riferimento del presidente dell’associazione è al Convegno di Napoli definito "Assalto al cielo", che si è svolto sabato 6 marzo a Napoli. Di fronte ad una platea compressa dal gran numero di partecipanti, molti dei quali appartenenti all’ambiente televisivo e radiofonico, si sono succeduti gli interventi di registi, giornalisti e tecnici. L’argomento principale derivato da titolo della manifestazione è stato quello della rivendicazione di spazi per le organizzazioni a sfondo sociale molto bene espresso nell’incipit di un documento scritto da INSU^tv, cioè l’ente organizzatore dell’evento, che, richiamandosi alla Carta costituzionale, rivendica il diritto di espressione manifestato con i mezzi del nostro tempo: televisioni e radio. Così il manifesto dell’incontro: "I processi di riappropriazione di bisogni e diritti sociali, così come la difesa dei beni comuni, sono sempre più minacciati nella conservazione di uno spazio pubblico nel quale sviluppare ed esprimere tutte le forme di democrazia partecipata. Contemporaneamente la crisi della democrazia rappresentativa e il monopolio della comunicazione mainstream, nonché dei meccanismi di aggregazione del consenso e culturali in genere, va affrontata anche sul fronte della produzione indipendente e della rivendicazione di un ruolo attivo nei flussi massmediatici". Ed è proprio lì che il rappresentante del Conna è intervenuto, assicurando tutto l’appoggio dell’associazione nei confronti di INSU^tv e di tutti coloro che da anni chiedono all’associazione "come comportarsi al fine di rivendicare il loro buon diritto a comunicare". "Essi, da oggi, possono mettersi in contatto con noi ([email protected]) al fine di mettere a punto una strategia democratica comune di fronte alla quale la prepotenza dei monopolisti venga finalmente ridimensionata", fa sapere Albanesi. (A.M. per NL)