Il Governo Berlusconi comincia a sentire il fiato sul collo della persistente protesta delle radio e tv locali, la cui reazione, a seguito del blitz con il quale sono state cancellate le provvidenze per l’editoria, certamente aveva sottovalutato.
Sono ormai numerosi gli esponenti della maggioranza che ad alta voce (meno) o sottovoce (di più) evidenziano come la decisione di privare le emittenti radiotelevisive locali della ventennale ed essenziale contribuzione economica per la produzione di informazione libera ed indipendente sia stata imprudente ed intempestiva. Certo, il grande capo è impegnato a cercare di tenere insieme una maggioranza scoordinata e frantumata; ciò nonostante, qualcuno dice che abbia avuto comunque il tempo per mostrare insofferenza nei confronti di questi fastidiosi vettori di informazione incontrollata ed incontrollabile che, con i loro martellanti spot, stanno cooperando a fracassare una campagna elettorale per lui già partita nel peggiore dei modi. Certo, si tratta di moleste zanzare da pestare sul tavolo; ma purtroppo né il manone, né l’insetticida usato si sono dimostrati efficaci e, anzi, cosa ancora peggiore, le hanno pure incattivite. Così ora pungono, lasciando la pelle arrossata con un irritante prurito, che giorno per giorno si fa sempre più lancinante. E il peggio è che chiamano a sè altri insetti, anch’essi molesti. Infatti, le migliaia di spot di protesta contro la norma contenuta nella legge 25/2010 (conversione del DL Milleproroghe), che ha soppresso le provvidenze per l’editoria (preservando però quelle della casta degli organi di informazione di partito), che da venerdì la più parte delle circa 1500 emittenti radiotelevisive locali sta trasmettendo, sono solo una delle iniziative che esse hanno messo in atto per far sentire la propria voce, richiamando l’attenzione anche di altri soggetti. Così, all’appello degli editori radio-tv locali ha risposto, tra gli altri, anche la Federazione Nazionale della Stampa, dichiaratasi “pronta per una nuova mobilitazione in favore di radio, tv e agenzie di settore, giornali italiani all’estero e testate dei consumatori”. Un gruppo di soggetti editoriali “pesantemente colpiti dai tagli dei fondi pubblici ripristinati invece – nel decreto Milleproroghe – per i giornali no profit, di partito, cooperative e quelli gestiti da minoranze linguistiche”. Per la FNSI è “l’ennesima puntata di un lungo braccio di ferro riguardante il diritto soggettivo alle risorse, eliminato dalla Finanziaria, e poi reintrodotto in extremis dal Milleproroghe. Contemporaneamente però sono arrivati tagli alle emittenti locali dei fondi per le spese elettriche e per gli abbonamenti alle agenzie. In più sono state decurtate del 50% anche le risorse all’editoria all’estero”. Oggi, nella sede del sindacato unitario, si sono ritrovate le rappresentanze delle emittenti locali e della stampa italiana all’estero, affiancati dai comitati di redazione dei giornali no profit e di partito, per una battaglia tesa a recuperare, in altri provvedimenti, i fondi ora negati: si pensa ad esempio al decreto sviluppo. Intanto, tra gli atti concreti, oltre agli spot di protesta di cui abbiamo ampiamente detto, è stato preannunciato un incontro alla Camera fissato per il 9 marzo e un messaggio forte al governo lanciato da Franco Siddi, segretario della FNSI: ”Dobbiamo mobilitarci contro una logica da ‘figli e figliastri’ e contro una linea discriminatoria dell’intervento pubblico. Noi pensiamo che ad un provvedimento economico – come il decreto sviluppo – possa essere agganciato il vagone dei contributi a radio, tv, agenzie, giornali italiani all’estero e stampa dei consumatori. Solo dopo potrà essere avviato il processo di riordino dell’editoria le cui direttrici devono essere trasparenza e rigore. Siamo consapevoli che non ci sono risorse infinite ma siamo altresì convinti che non si possa colpire un settore così vitale e decisivo per il pluralismo dell’informazione”. ”La riforma – ha sottolineato Siddi – non si può fare a babbo morto le partite si disputano senza cambiare le regole durante il campionato”. Presente all’incontro una folta delegazione della stampa italiana all’estero che, successivamente, e’ stata ricevuta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: le prime pagine di queste testate sono uscite a tutta pagina con la protesta contro i tagli. Il Corriere Canadese ha parlato di informazione interrotta e si chiede: ”Ma lo sa il governo di Roma che ci sono quasi 64 milioni di italiani nel mondo?”. (A.M. per NL)