Alcuni dei cantanti più popolari in Europa ci intrattengono con la loro musica da decenni. Cliff Richard, Charles Aznavour, Nana Mouskouri e Julio Iglesias, ad esempio, hanno ormai quasi mezzo secolo di carriera alle spalle. Le attuali leggi sul diritto d’autore assicurano però la remunerazione degli interpreti solo per 50 anni, cosicché un cantante vede cessare il versamento dei diritti per le sue esecuzioni più lontane nel tempo proprio nel momento in cui potrebbe averne più bisogno.
La proposta assicurerebbe agli artisti un reddito supplementare che potrebbe andare dai 150 ai 2000 euro all’anno. Si tratta di cifre di poco conto per i cantanti ancora capaci di riempire uno stadio, ma che farebbero una bella differenza per i musicisti ingaggiati a prestazione, ossia quelli che vivono di contratti per singole registrazioni e sono pagati a tariffa fissa.
Secondo la proposta, la protezione delle esecuzioni musicali registrate e dei loro supporti dovrebbe passare da 50 a 95 anni. Oltre agli esecutori, delle nuove norme beneficerebbero anche i produttori. Entrambi avrebbero diritto ad un compenso ogni volta che una registrazione viene trasmessa per radio o fatta ascoltare in luoghi pubblici come bar e centri commerciali.
Una durata di 95 anni risolverebbe i problemi finanziari che alcuni esecutori si trovano ad affrontare in tarda età e armonizzerebbe le norme sul diritto d’autore in campo musicale con quelle in vigore per le opere letterarie. Una maggiore sicurezza finanziaria inciterebbe cantanti e musicisti a rimanere in Europa, invece di trasferirsi in paesi in cui le norme sul copyright sono più rigorose.
Verrebbero protette per un periodo più lungo anche le composizioni scritte insieme da più autori – il caso più frequente nella musica leggera. I diritti per questi pezzi scadrebbero solo 70 anni dopo il decesso dell’ultimo autore superstite.
La proposta è accompagnata da una consultazione sul diritto d’autore nell’economia della conoscenza , che intende trovare il modo migliore per assicurare la divulgazione delle conoscenze a beneficio dell’economia in un mondo in cui i contenuti sono sempre più spesso disponibili in forma digitale. Si tratta di sapere se le attuali norme sul diritto d’autore proteggono a sufficienza i “prodotti della conoscenza”, come i risultati delle ricerche scientifiche, e se autori ed editori siano incentivati a diffondere tali prodotti.