Se ne parla (troppo) poco, ma la discussione sulla prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale (le emittenti lineari tradizionali, per come le conosciamo) prosegue a livello superiore, cioè da parte dei grandi broadcaster europei per l’esame degli interventi necessari.
In Italia, invece, il principio e l’importanza dello stesso non sembrano ancora chiari alla maggioranza degli editori non apicali ed alle loro rappresentanze sindacali. Soprattutto della radiofonia.
Eppure parliamo della sopravvivenza del sistema radiotelevisivo per come lo conosciamo al cospetto del dominio degli OTT del web (meglio, dello streaming audio/video) dell’evoluzione tecnologica, con apparecchi di ricezione sempre più orientati a sottoporre l’offerta attraverso hub dove la componente lineare via etere è ormai una delle tante opportunità e non certamente la principale da somministrare.
Osservare le tendenze per tarare gli interventi
Ne abbiamo numerose volte parlato su queste pagine, osservando il comportamento dei nuovi televisori, degli smart speaker, ma anche dei dashboard delle auto interconnesse.
Gli interventi: la consultazione pubblica di Agcom
A breve Agcom pubblicherà le risultanze della consultazione pubblica ex Delibera n. 14/23/CONS) “in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre”.
Device con accesso preferenziale
Con tale documento, l’Autorità si propone di individuare le modalità e i criteri cui i produttori di apparecchi idonei alla ricezione di segnali radiotelevisivi o radiofonici, i prestatori di servizi di indicizzazione, aggregazione o reperimento di contenuti audiovisivi o sonori dovranno conformarsi.
Prestatori
O, ancora, i prestatori che determinano le modalità di esposizione dei servizi sulle interfacce degli utenti, dovranno attenersi allo scopo di assicurarne la fruizione.
Gli interventi: televisione sopra tutti
Vi possiamo però anticipare che, ancora una volta, gran parte dei contributi forniti dagli stakeholders hanno riguardato la televisione. Con insistenza in particolare sul tasto dedicato del telecomando, cioè la più difficile delle soluzioni imponibili a costruttori di caratura mondiale e comunque non risolutiva per ragioni di numero di click necessari per raggiungere il contenuto.
Il dashboard
E intanto il problema della emarginazione della radio sul dashboard delle auto rischia di aggravarsi e di rimanere escluso dagli interventi allo studio.
Auto interconnesse
Eppure, secondo recenti analisi, il 49% delle automobili nel 2025 sarà connesso e nel 2030 si salirà al 79%, per arrivare al 93% nel 2035.
Streaming canale primario
Inevitabile, quindi, che lo streaming sarà il canale di distribuzione primario in auto.
Discoverability e l’accesso prioritario
Per questo, sono essenziali la discoverability e l’accesso prioritario (appunto prominence) ai contenuti lineari radiofonici, attraverso un approccio regolamentare sovranazionale.
Aggregatori come i ricevitori DAB
“In definitiva, servirebbe un coordinamento a livello UE che possa condurre all’adozione di una direttiva sul modello di quella che aveva introdotto l’interoperabilità dei ricevitori autoradio e dei ricevitori radio di consumo (obbligo sintonizzatori DAB+), successivamente da recepire mediante legge ordinaria da parte di ogni stato membro”, spiega Stefano Cionini, avvocato di Consultmedia, uno degli stakeholder che ha partecipato alla consultazione di Agcom.
Rilievo per i titolari di autorizzazione
“Per essere ancora più chiari, un obbligo a carico di qualsiasi piattaforma di aggregazione di porre in rilievo (prominence), nei propri elenchi, le emittenti radiofoniche autorizzate di ciascun paese con forme di geolocalizzazione”, continua Cionini.
I liberisti dell’offerta
Obiettivo politico verso il quale, tuttavia, non vi è ancora una visione condivisa, considerato che secondo taluni ciò costituirebbe, da una parte, l’attribuzione ai broadcaster di una corsia preferenziale non motivata da un concreto interesse dell’utente e, dall’altra, un ingiustificato prolungamento di una rendita di posizione tipica degli editori radiotelevisivi tradizionali.
Ingerenze
“Ma che comporta anche obblighi – e quindi ingerenze – nei confronti di produttori di apparati di ricezione che rivendicano una indipendenza progettuale e strategica che dovrebbe semplicemente ispirarsi alle necessità manifestate dal mercato, che è la summa dell’utenza”, risponde sul punto Cionini.
Libero decisore
Che conclude: “In base a questa scuola di pensiero liberista, l’unico decisore dovrebbe essere il pubblico, senza necessità di alcuna prominence”.
L’esperienza precedente
Lo stesso pubblico che ha premiato le piattaforme OTT di streaming video on demand anche quando la loro fruizione era molto (ma molto) più complessa di oggi. I radiofonici sono disposti a rimanere passivi davanti a questo scenario?