Al World Radio Day 2024 la stragrande parte degli interventi degli editori radiofonici, degli operatori e dei consulenti legali e strategici ha avuto due argomenti comuni: la prominence dei servizi di media radiofonici sull‘automotive e le piattaforme OTT.
Temi su cui NL ha picchiato, solitario, da almeno tre anni a questa parte.
Dovremmo quindi essere felici che l’intero sistema radiofonico italiano si è accorto della fondatezza delle nostre tesi. Ma non è così.
La rincorsa
Temiamo, infatti, che l’attuale rincorsa a perdifiato di editori e rappresentanze variegate degli stessi non sarà sufficiente per recuperare le tante posizioni regalate alle piattaforme OTT in questi anni di supponenza (prima), negazionismo (poi), inerzia (indi).
Prominence da costruire
La stessa prominence, già in imperdonabile ritardo per il comparto tv (è iniziata solo ora la discussione al tavolo tecnico promosso da Agcom relativamente all’icona per l’accesso al DTT e chissà quando si penserà a quella per le icone dello streaming), deve essere ancora affrontata sul piano regolamentare, in forma coordinata a livello europeo.
Spotify equipped
Ma, nel frattempo, le automobili escono già dalle catene di produzione equipaggiate con le icone di Spotify & C. in focus su un dashboard sempre più confinante con l’offerta streaming che quella via etere.
Altoparlanti (più) intelligenti (degli editori)
Anche sugli smart speaker la presenza della Radio è affidata alla perseveranza degli ascoltatori, senza facilitazione alcuna a favore dei servizi di media radiofonici di interesse generale, sempre più difficili da individuare.
Aggregatori
Lato aggregatori la situazione è ancora estremamente frammentata, disorganica ed affidata, fin qui, alla capacità di grandi piattaforme mondiali indipendenti, come TuneIn, di stringere accordi con le case automobilistiche (Ford, General Motors, Tesla, Bmw, ecc.) o con i produttori di smart speaker (Google, che non a caso di TuneIn è socio).
Intermediazione
Una situazione che determina intermediazioni sui contenuti potenzialmente pericolose
OTT
Ma è anche peggio relativamente all’argomento OTT, purtroppo affrontato al WRD 2024 solo nella direzione della competizione con le piattaforme (musicale e commerciale) e non già in quella della (indispensabile) evoluzione dei gruppi radiofonici come essi stessi piattaforme over the top, cioè attraverso la disintermediazione dalle reti di distribuzione.
Distorsioni
C’è infatti ancora un tossico, eccessivo, attaccamento degli editori italiani alle infrastrutture distributive analogiche, sovravalorizzate a bilancio (si veda il caso GEDI, di cui ci siamo occupati più volte), guardate con diffidenza dal mercato e vere e proprie zavorre per lo sviluppo delle aree editoriali digitali.
Modelli editoriali…
Senza considerare l’approccio editoriale sbilanciato verso il lineare a danno dell’on demand.
… e commerciali
Ma soprattutto, il modello commerciale, ancorato ancora a schemi di 50 anni fa, con gli spot da 30″ in testa.
Digital audio
Uno schema che limita lo sviluppo, soprattutto nella direzione del digital audio.
Posizioni regalate
Ma che, sopra ogni altra cosa, continua a regalare posizioni alle solite piattaforme OTT, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità geolocalizzata.
Acculturamento
Insomma di prominence e OTT se ne è parlato, se ne parlerà ancora, ma la cultura sul tema è ancora parziale e limitata.
Ravvedimento
Ben venga, quindi, questo tardivo ravvedimento, ma la strada da percorrere è ancora tanta e tutta in salita.
Fiato
E chi è troppo vecchio e appesantito rischia di non avere fiato a sufficienza per percorrerla.