Vietato l’uso di t-shirt raffiguranti i protagonisti.
Come spesso accade, sono le piccole cose a smuovere la coscienza popolare e a mostrare punti di vista differenti dai propri, instillando nuovi modi di vedere e pensare. Questa volta a mostrare un diverso punto di vista in un contesto tradizionalista come il territorio arabo ci ha pensato una telenovela che sta riscuotendo un incredibile successo. Uscendo dagli schemi della tradizionale famiglia musulmana, Noor palesa ideali libertari, di emancipazione e rispetto. Noor e Mohannad (foto) i protagonisti della soap interpretati da Songul Oden e Kivanc Tatlitung, sono sposati con un matrimonio combinato, sono turchi e musulmani, osservano il ramadan, ma sono innamorati e moderni. Lei è un’ambiziosa designer di moda, lui ha un figlio da una relazione precedente, una cugina che ha abortito e, in più, sostiene le ambizioni lavorative della moglie e non si fanno mai mancare a tavola un bicchiere di vino. La soap, in sostanza, trasmette alle casalinghe mediorientali gli ideali di emancipazione, libertà e parità di sessi. La serie è trasmessa dal canale satellitare saudita Mbc ed è vista ogni giorno da 4 milioni di persone su 28 milioni di abitanti nella sola Arabia Saudita, l’unico paese a monitorare lo share. Sta diventando un vero e proprio fenomeno di massa: proliferano t-shirt raffiguranti i protagonisti e la villa di Istanbul sul Bosforo dove è stata girata la soap è diventata una meta turistica molto ambita. Nei reparti maternità degli ospedali dell’area mediorientale si registra un aumento di neonati chiamati con il nome di Noor e Mohannad. Un uomo, esasperato dalle attenzioni della moglie per l’attore che interpreta il protagonista maschile, ha incollato l’immagine sull’asfalto in modo che tutti, passando, potessero calpestarla; un altro, invece, ha lasciato la moglie per aver scaricato l’immagine di Mohannad sul telefonino. Nonostante qualche scena sia stata censurata, la soap sta facendo scandalo fra gli immam sunniti che incitano a boicottarla perché portatrice di un messaggio anti islamico. La scorsa settimana il Gran Mufti dell’Arabia Saudita ha diffuso una fatwa (una sorta di risposta ad un quesito in ambito giuridico; cfr. voce “fatwa” su www.wikipedia.it) che condanna la serie definendola deviante e criminale. In seguito a questo, la polizia religiosa saudita ha vietato di indossare le magliette con il volto dei personaggi e ha cominciato a monitorare, all’ingresso delle moschee, che i fedeli non entrino con tali indumenti addosso. Ma il fenomeno è comunque incontrollabile e le fantasie delle signore fluttuano indisturbate. Heba Hamden viene da Amman in Giordania ed è in visita in Cisgiordania. Afferma che Noor le ha dato la spinta per uscire di casa e trovarsi un lavoro: “Ho detto a mio marito: impara da Mohannad, come la tratta, come la ama” (tratto da www.notizie.alice.it). Sintomo di un qualche cambiamento? Secondo Paolo Branca, professore all’Università Cattolica di Milano, “Questo consenso popolare su una produzione proveniente dalla Turchia è un segnale positivo. Pur con le sue contraddizioni, Istanbul può proporre al mondo arabo significative fughe in avanti su questioni come la carriera e l’emancipazione femminile”. Il 30 agosto andrà in onda l’ultima puntata, alla vigilia del Ramadan. Noor verrà rimpiazzata con un’altra serie, questa volta basata sulla vita musulmana tradizionale. (Sara Fabiani per NL)