E’ certamente più conosciuto di gran parte dei migliaia di giornalisti che ha disturbato, interrotto, spazientito in oltre quindici anni di onorata carriera. E’ colui che si autodefinisce ‘il Profeta del condom’, è, con oltre 16mila presenze in tv (non autorizzate) il personaggio apparso più volte, senza esserne un professionista, sul piccolo schermo. E’ Gabriele Paolini (foto), il più irriverente dei “rompiscatole” televisivi, il più odiato e denunciato da inviati dei tg e relativi direttori (Emilio Fede in particolare, essendo una delle sue vittime preferite). La “carriera” di Paolini ha avuto inizio nei primi anni Novanta, allorché, dopo che l’Aids aveva ucciso un suo caro amico in seguito ad un rapporto sessuale non protetto con una prostituta, decise di farsi paladino del sesso protetto, andando di tg in tg ad appostarsi dietro gli inviati con preservativi e cartelli in mano, inneggianti all’uso del profilattico, ma anche offensivi nei confronti di personaggi pubblici, il Papa in testa, a causa delle crociate della chiesa cattolica contro il sesso protetto ed il sesso extraconiugale in generale. L’ultima apparizione “rumorosa” del presenzialista è stata registrata lo scorso 8 marzo, nel corso del tg5 di Carlo Rossella, durante un servizio dell’inviato Guido Del Turco, davanti alla Farnesina, sul rapimento del giornalista di “Repubblica”, Daniele Mastrogiacomo. Paolini si era presentato dietro al giornalista con un cartello recante frasi offensive nei confronti di Papa Ratzinger, provocando l’immediata sospensione del collegamento (per non rischiare di far pervenire al pubblico messaggi blasfemi) e l’impossibilità di riprenderlo a causa dell’insistenza del “disturbatore”. Questo il laconico commento di Rossella sull’accaduto: “Abbiamo denunciato ancora una volta, al commissariato dell’Aventino, Paolini per le oscene frasi, per la scritta che offende una personalità come il papa e quindi tutti coloro che a questa figura guardano con rispetto, per la continua e reiterata azione tendente ad impedire lo svolgimento del nostro diritto-dovere di informare. Confidando che la giustizia disponga doverosi provvedimenti. E comunque, personalmente se lo incontro lo prendo a calci nel sedere”. E non sarebbe certo il primo. (Giuseppe Colucci per NL)