La commissaria europea alla tutela dei consumatori, Melena Kuneva, punta il dito sull’iPhone di Apple. Questa volta il problema è da attribuire alla scelta di stipulare contratti esclusivi con i gestori telefonici, per la vendita del “gioiellino” touchscreen firmato Steve Jobs. Ma è ancora troppo presto per ipotizzare un intervento dell’antitrust, anche perché spetterà alle autorità di ogni singolo paese, stabilire se e come questa tipologia di contratto possa penalizzare il consumatore. È stato l’europarlamentare Said El Khadraoui a sollecitare la questione, facendo notare come Apple abbia giù concluso accordi in Germania, Francia e Inghilterra (rispettivamente con T-Mobile, Orange e 02) obbligando i gestori locali a versare ad Apple il 10% dei guadagni derivanti dal traffico telefonico su iPhone. Questa scelta avrebbe insospettito il parlamentare che a sua volta ha interrogato la commissione sull’eventualità di violazione della direttiva n. 2005/29/Ce in materia di pratiche commerciali sleali. Rimane da notare che solo in Belgio, a quanto pare, il tipo di vendita in esame – quella vincolante – è proibita. Per quanto riguarda gli altri paesi, non si sarebbero norme altrettanto fiscali e tutto dipende semplicemente dall’interpretazione della stessa direttiva. La Germania è comunque corsa a ripari: alla Corte di Amburgo è stata presa la decisione di non riservare ad un solo operatore la vendita del prodotto (la città libera e anseatica di Amburgo non si tradisce mai, ndr). L’Italia ha invece dato via libera alle operazioni, sebbene il decreto Bersani offra ai consumatori la possibilità di recidere il contratto in qualunque momento. Fuori dall’Europa è il caso della Cina a lasciare perplessi: nella Repubblica Popolare è in circolazione una copia pirata di iPhone, utilizzabile con qualunque gestore proprio perché è possibile aggirarne il bando esclusivo. (Marco Menoncello per NL)