Gli editori italiani ed europei si sollevano contro la proposta di regolamento europeo sulla privacy web: la nuova normativa, che ha l’encomiabile obiettivo di garantire agli utenti la massima tutela possibile dei dati personali, si sostanzierebbe –secondo gli editori – in un ulteriore ed ingiusto vantaggio degli Internet Giants. Le preoccupazioni di Fieg (Federazione italiana editori giornali), Emma (European media magazine association e Enpa (European newspaper publisher’s association) riguardano soprattutto la previsione, contenuta nella normativa in discussione, per cui gli utenti possano dare o negare il consenso al trattamento dei propri dati in un unico momento iniziale: in pratica, anziché acconsentire ai cookies all’apertura di ogni sito web, l’utente fornirebbe o meno il proprio consenso al momento dell’apertura del browser. In una lettera aperta indirizzata al Parlamento e al Consiglio europeo, le associazioni hanno lamentato che, se la normativa entrasse in vigore così com’è, quotidiani e periodici online rischierebbero di perdere del tutto il tracciamento dei comportamenti di chi naviga, base essenziale per il profilamento dell’utenza ai fini della fornitura sia di contenuti di informazione, sia di pubblicità mirata, rendendo di fatto impossibile concorrere con i colossi del web. La normativa, per il vero, consentirebbe agli editori di comunicare individualmente con gli utenti al fine di ottenere un consenso successivo al trattamento dei dati personali. Questa eventualità, secondo gli editori, non sarebbe concretamente attuabile: per accedere ai siti di informazione non è prevista l’autenticazione, quindi non c’è un passaggio specifico in cui sia possibile richiedere all’utente l’assenso alla profilazione. Secondo gli editori non si farebbe altro che aumentare lo squilibrio già esistente in favore dei big del web: “Tenuto conto che in Europa il 90 per cento dell’accesso a Internet è nelle mani di quattro aziende appena – Google, Apple, Microsoft e Mozilla–, l’attenzione riposta sull’ottenimento del permesso degli utenti tramite l’interfaccia browser in teoria potrebbe esasperare l’asimmetria di potere tra i singoli editorie questi portali digitali globali”. Così facendo, proseguono gli editori nella lettera, oltre a rafforzare il predominio di poche multinazionali a scapito di singoli editori, “le attuali proposte relative all’e-privacy porteranno alla concentrazione delle informazioni personali sugli utenti europei del digitale nelle mani di un numero ristretto di società globali, e in conseguenza di ciò i cittadini digitali diventeranno meno tutelati.” Le associazioni di categoria invocano il mantenimento dello status-quo: il meccanismo attuale (richiesta di consenso per ogni sito web) riuscirebbe a garantire la libertà dell’utente di escludere o includere i propri dati nella profilazione, senza pregiudicare la raccolta dati dei piccoli siti di informazione. Del resto, concludono gli editori, la proposta di regolamento attualmente al vaglio delle istituzioni negherebbe proprio l’obiettivo che dichiara di voler raggiungere, cioè aumentare le garanzie degli utenti digitali, finendo così per essere contraddittoria e per porsi in contrasto con il Regolamento generale protezione dati (Gdpr) applicabile da maggio del prossimo anno, che costituirà la normativa comunitaria unica in materia di privacy. (V.D. per NL)