Nel tracciare il bilancio dell’attività svolta lo scorso anno dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, contenuto nella Relazione 2009, il Presidente Francesco Pizzetti questa mattina ha evidenziato, tra l’altro, le difficoltà che ancora incontra l’applicazione della normativa sulla tutela della privacy, nonché le sfide a cui è chiamata l’Autorità di fronte ai nuovi scenari e problemi che pone l’uso della rete.
I numeri elencati da Pizzetti durante il discorso tenuto nella Sala della Lupa a Montecitorio, in occasione della presentazione della relazione annuale, evidenziano l’impegnativa attività svolta dall’Autorità, che lo scorso anno ha emanato quasi 600 provvedimenti collegiali; fornito riscontro a circa 4.000 quesiti, segnalazioni e reclami; segnalato 43 violazioni all’Autorità giudiziaria; svolto più di 400 attività ispettive e di accertamento. Se il Garante ha inoltre rafforzato la propria posizione presso il Governo, il Parlamento, la P.A. e la società registrando, inoltre, enormi progressi nella diffusione dei principi e delle procedure (ad esempio, uso dell’informativa, ottenimento del consenso, etc) poste a tutela dei dati personali, restano, tuttavia, ancora da risolvere le difficoltà incontrate in determinati settori, nei quali le carenze strutturali impediscono un’effettiva protezione dei dati personali. Accanto, dunque, ad una “privacy consolidata” – ha dichiarato Pizzetti – esiste anche una “privacy bloccata”, che caratterizza, oltre alle strutture sanitarie (dove si evidenziano limiti organizzativi, strutturali ed edilizi), anche il settore della giustizia, con riferimento al trattamento dei dati giudiziari e dell’organizzazione del sistema, nonché alcuni apparati di sicurezza. Ambiti nei quali l’attività dell’Autorità ha ottenuto risultati insoddisfacenti e sconfitte. Il Presidente dell’Autorità ha parlato di “carenze gravissime” in merito al “collasso in cui versano molti uffici giudiziari”, per i quali il Garante della privacy ha richiesto più volte, inutilmente, al Consiglio Superiore della Magistratura ed al Ministero della Giustizia, risorse adeguate. Quanto alle strutture collegate alle attività di polizia e di polizia giudiziaria, Pizzetti ha lamentato, tra l’altro, la difficoltà che il Garante incontra nel conoscere l’elenco delle banche dati di polizia esistenti nel Paese, nonostante le continue richieste. Resta, pertanto, ancora da lavorare in tali settori. Allo stesso modo il Garante è chiamato a svolgere un “continuo sforzo di riflessione e azione” per trovare risposta alle nuove sfide poste dalla rete e dai sistemi che operano su di essa. Secondo Pizzetti, il “futuro della privacy” si gioca sulla capacità di individuare, anche a livello internazionale, soluzioni condivise ai temi complessi che caratterizzano lo scenario odierno.“Si pensi al contrasto, che appare tuttora insanabile, tra la protezione del diritto d’autore e la necessità di non consentire tracciamenti indiscriminati della navigazione in Internet per perseguire eventuali violazioni”. Oppure, ha continuato Pizzetti, basti pensare al diritto “difficilissimo da far valere sulla rete”, che “impropriamente si definisce diritto all’oblio, e che non è altro che il diritto di ottenere la non reperibilità dei propri dati quando non c’è interesse pubblico attuale a conoscerli”. Il Presidente ha inoltre citato, quali problematiche da affrontare, l’utilizzo dei motori di ricerca, che consentono di reperire, senza limiti, dati personali; i rischi posti dai social network, i rischi connessi ad incidenti informatici e quelli legati a nuovi servizi forniti da Google (Google Latitude, Google Maps, Google Street View). L’obiettivo è conciliare la libertà della rete con la sicurezza della rete stessa e la protezione dei diritti di coloro che vi navigano. (D.A. per NL)