Privacy. Il Garante rimanda a settembre il Governo sulle recenti norme in materia di anagrafe tributaria

Una specie di Grande Fratello virtuale è il ruolo che, alla luce delle recenti riforme in materia tributaria e di lotta all’evasione, sta mano a mano assumendo lo Stato nei confronti dei contribuenti.

Francesco Pizzetti, presentando presso la Sala Consiliare del Senato la relazione di fine mandato per il settennato in cui ha guidato l’Autorità di Garanzia per la protezione dei dati personali, parla di importanti conquiste sul tema della privacy, ma evidenzia anche “forti strappi allo stato di diritto” individuati nell’ambito delle ultime misure anti crisi promosse dal Governo. Per il Garante, quindi, il fine non giustifica i mezzi e, come succede per i cittadini, anche l’Erario non dovrebbe avvalersi di uno strumento apparentemente lecito – le indagini finanziarie – con il solo scopo di raccogliere ed indicizzare ai fini di un preventivo controllo di legalità un indistinta moltitudine di informazioni sui propri consociati. Pizzetti, sul punto, evidenzia un grave lesione del diritto alla riservatezza nelle attività di raccolta e di incrocio dei dati curate dall’Agenzia delle Entrate, per le quali risulta difficile (se non impossibile) un controllo oggettivo di legittimità sugli accessi all’anagrafe tributaria da parte dei funzionari erariali e delle forze di polizia impegnate nel contrasto all’evasione fiscale. Più in generale, il custode della privacy deplora “un controllo dei cittadini come strumento di lotta all’illegalità”, soprattutto se invasivo come quello in vigore dall’inizio di quest’anno in tema di controlli, banche dati e segnalazioni (si veda, ad esempio, l’anagrafe dei rapporti finanziari fino ad arrivare allo spesometro). In proposito, sarebbe oltremodo preoccupante se il legislatore volesse ergere un tale sistema di raccolta delle informazioni ad archetipo di un ritrovato baricentro nei rapporti tra amministarzaione finanziaria e contribuenti. Come a dire che l’accettabilità di tali misure è strettamente collegata ad un contesto di eccezionalità come quello che il Paese sta oggi vivendo ed ha vissuto negli scorsi anni per l’inefficacia (spesso l’inesistenza) di un serio programma di lotta all’evasione fiscale, stretto dalla necessità di conferire nuovo rigore ed equità ai sacrifici che si stanno chiedendo ai consociati. Per il futuro, quindi, bisognerà certamente cambiare rotta, anche perché – chiosa causticamente il Garante della Privacy uscente – “È proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. È proprio dello Stato non democratico pensare che i suoi cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori”. Se così non fosse, l’Italia si discosterebbe pericolosamente da quelle conquiste di civiltà giuridica proprie delle democrazie occidentali, abdicando pericolosamente alla rischiosa tendenza dell’open data, in forza della quale il voyerismo viene troppo spesso contrabbandato per “trasparenza, declinata come diritto di ogni cittadino di conoscere tutto”. Concludendo sul punto, Pizzetti stigmatizza negativamente anche la proposta del direttore dell’Agenzia delle Entrate di attribuire agli esercizi pubblici rinvenuti in regola con le ricevute fiscali di una specie di patente di buon contribuente (si parla di una sorta di certificato), rifiutando aprioristicamente l’idea di stilare “liste di buoni e di cattivi”, rammentando la massima “attenzione per i bollini di qualsiasi colore siano" ed ammonendo che “le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni”. Tirando le somme, pare di capire che lo Stato abbia ancora molta strada da percorrere sul tema del rispetto e della tutela della privacy (e non solo in campo tributario), dritto connaturato alla persona che troppo spesso viene sistematicamente calpestato, con buona pace delle dichiarazioni di intenti che oramai siamo abituati a sentire dalla nostra classe dirigente. Un Paese normale, in buona sostanza, non può far girare attorno ai vincoli di bilancio lo svolgersi della vita e delle relazioni dei propri cittadini. (S.C. per NL)

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