“Nessun mezzo di informazione, tanto meno il servizio pubblico radiotelevisivo, può intervenire così pesantemente nei delicati rapporti affettivi delle persone adottate”.
In questo modo si è espresso Mauro Paissan, relatore del provvedimento dello scorso 6 maggio, con cui il Garante per la protezione dei dati personali ha ribadito il proprio no alla ricerca in tv degli adottati, vietando alla Rai la trasmissione ulteriore dei dati riguardanti i casi di adozioni presentati, durante il programma pomeridiano “Festa Italiana", nei giorni 10 e 30 marzo e 1 e 13 aprile 2010. Il Garante era, infatti, già intervenuto in materia con il provvedimento dello scorso 8 aprile, nel quale aveva preso atto degli impegni assunti dalla concessionaria pubblica di non diffondere ulteriormente la puntata di “Festa italiana” del 10 marzo nella parte riguardante le vicende adottive e, contestualmente, aveva disposto in via d’urgenza il blocco temporaneo di ogni ulteriore trattamento delle informazioni relative alle vicende adottive trattate nelle puntate del 30 marzo e del 1° aprile. In quell’occasione, era stato anche raccomandato alla Rai “di astenersi dal diffondere, in relazione a storie di genitori biologici e figli adottivi, i nomi veri, le reali date di nascita, immagini e altre informazioni idonee a permettere l’identificazione delle persone oggetto di eventuale ricerca, in contrasto con le garanzie di cui agli artt. 27 e 28 della citata legge 4 maggio 1983, n. 184 (e sue succ. modifiche)”. Raccomandazione che pare non sia stata messa in atto dalla concessionaria pubblica. Come si legge sul comunicato divulgato dal Garante in data odierna, durante le puntate incriminate "sono state promosse delle ricerche da parte di genitori e fratelli naturali in cui si fornivano elementi che rendevano identificabili gli adottati (nome di battesimo, età esatta della figlia naturale, messa in onda di filmati con le immagini di una minore prima dell’adozione)”. E’ quanto hanno segnalato, alla stessa Autorità, l’ANFAA (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) ed il Tribunale per i minorenni di Genova. La trasmissione di Rai 1 – spiega il Garante – ha dunque divulgato delle informazioni illecite “perché in contrasto con la normativa sulla privacy e con la disciplina sulle adozioni che affida ai soli genitori adottivi la possibilità di informare il minore della sua condizione di adottato e poi solo a quest’ultimo, raggiunta la maggiore età, la scelta eventuale di ricercare i genitori biologici”. Da qui il divieto imposto alla Rai con il nuovo provvedimento del 6 maggio – ai sensi degli artt. 154, comma 1, lett. d) e 143, comma 1, lett. c) del D.L.vo n.196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) – di continuare nel trattamento dei dati in questione, ivi compresa l’eventuale diffusione on line. Inoltre, dal momento che – come riportato nel preambolo del provvedimento – l’azienda pubblica, nella puntata di “Festa Italiana” del 13 aprile, avrebbe trattato nuovamente dati personali attinenti alla vicenda adottiva raccontata nel corso della puntata del 30 marzo, il Garante ha disposto l’avvio di un separato procedimento per l’inosservanza del proprio provvedimento dello scorso 8 aprile. Il che potrebbe portare all’applicazione alla Rai di sanzioni pecuniarie da un minimo di 30 mila euro ad un massimo di 180 mila euro, come previsto dall’art. 162, comma 2-ter, del Codice della Privacy. Il Garante ha inoltre disposto la segnalazione del caso all’autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza, considerato il disposto dell’art. 170 del Codice della Privacy, che prevede la reclusione da tre mesi a due anni per chiunque, essendovi tenuto, non osserva il provvedimento adottato dal Garante ai sensi, tra l’altro, dell’art. 143, comma 1, lettera c), in materia di blocco o divieto del trattamento illecito dei dati. (Daniela Asero per NL)