Sono 95.180, per l’esattezza, i reclami presentati dai cittadini europei dall’attuazione del Regolamento che disciplina la privacy o, sarebbe meglio dire, la protezione dei dati personali (GDPR), avvenuta lo scorso 25/05/2018.
In Italia, secondo il bilancio stilato dal Garante, nella persona del suo Presidente, Antonello Soro, nel periodo maggio-dicembre 2018, sono stati 4.704 le segnalazioni e i reclami (1.326 in più rispetto al 2017); 43.269 le comunicazioni di dati di contatto dei Responsabili per la Protezione dei Dati (cd. DPO); 13.835 i contatti con l’Ufficio Relazioni con il Pubblico e, infine, 630 le notificazioni di Data Breach. Gli illeciti per i quali i cittadini europei si sono attivati per tutelare i propri dati personali riguardano soprattutto il telemarketing (per mezzo di telefonate promozionali o di messaggi via posta elettronica) e i sistemi di videosorveglianza, ritenuti dagli utenti come categorie maggiormente lesive della propria privacy.
Questi, appunto, sono i primi dati elaborati dalle autorità garanti per la protezione dei dati personali nazionali e resi pubblici dalla Commissione UE. Le cifre, oltre a mostrare un effettivo incremento dell’attività degli organi preposti alla tutela dei dati personali, sono sintomo di come l’applicazione della nuova normativa europea sulla privacy stia dando i primi risultati positivi.
“Siamo fieri di avere le norme sulla protezione dei dati più rigorose e più moderne al mondo, che si stanno affermando come norma globale” ha affermato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans.
E non mancano i casi che dimostrano come questo strumento, in effetti, stia funzionando bene: tra i più eclatanti ritroviamo la maxi sanzione a Google da 50 milioni di euro – la multa più salata finora -, comminata dal Cnil (autorità nazionale francese per la protezione dei dati personali). Il colosso di Mountain View è stato ritenuto colpevole di non aver fornito agli utenti informazioni trasparenti e facilmente accessibili sulle proprie politiche di gestione dei consensi all’utilizzo delle informazioni sensibili.
Altro caso rilevante riguarda il social network tedesco Knuddels.de multato per 20mila euro per non aver disposto un sistema di sicurezza ai suoi database, mettendo così a rischio quasi 2 milioni di account del servizio.
Ormai l’adozione del GDPR da parte degli Stati dell’Unione europea è quasi completata. Non hanno ancora terminato le operazioni di adeguamento 5 Paesi (Bulgaria, Grecia, Slovenia, Portogallo e Repubblica Ceca), ma, dal canto suo, Timmermans fa sapere che la Commissione continuerà a monitorare il processo per ovviare a eventuali carenze e fare sì che le norme sulla protezione dei dati saranno applicate in tutta l’UE il prima possibile. (G.S. per NL)