Di certo si sa che ci sono 78mila persone, in rappresentanza di 9.580 enti, possessori di password che consente loro di interrogare l’Anagrafe tributaria, il mega-cervellone che il Fisco sempre di piu’ utilizza per scovare gli evasori. Ma ci sono tanti altri enti, oltre 200 quelli rilevati, tra i quali diversi privati (come Telecom), che permettono di entrare nella banca dati fiscale a un numero imprecisato di persone”. Lo riferisce ‘Il Sole 24 Ore’, all’indomani del provvedimento presentato dal Garante della Riservatezza a conclusione di 10 mesi d’ispezioni negli archivi del Fisco.
“E -sottolinea il quotidiano economico- c’e’ di piu’: tutti quegli accessi, anche quando effettuati per fini legittimi, non lasciano praticamente tracce. Nessuno controlla”. La banca dati tributaria, scrive, “si dimostra un colabrodo, tanto da imporre in tempi stretti interventi che ne turino le numerose falle”.
Pronta la replica, sempre sulle pagine del giornale economico, del nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera: “Nessun accesso incontrollato, solo qualche accesso indebito (il caso di Prodi nel 2006, ndr)”. Befera quindi precisa che i soli casi di accesso indebito si sono verificati attraverso l’utilizzo di credenziali di accreditamento regolarmente autorizzate a soggetti abilitati e aggiunge: “Stiamo lavorando per rimuovere queste criticita'”.