Gli iraniani e non che sostengono le proteste post-elettorali hanno cominciato a boicottare diverse aziende accusate di collaborare con il regime di Teheran, tra cui l’operatore di telefonia mobile Nokia. I rivenditori della capitale hanno riferito di un forte calo della vendita di telefoni Nokia, pari a quasi la metà, all’indomani dell’appello a boicottare Nokia Siemens Network (Nsn) perchè accusato di aver venduto al governo i sistemi per monitorare le comunicazioni. Stando a quanto riporta oggi il Guardian, l’azione di boicottaggio si sta estendendo, colpendo anche l’azienda statale di telefonia, Tci, e l’emittente radio-televisiva pubblica, che ha registrato un forte calo delle entrate pubblicitarie per il timore delle aziende di finire nella lista nera dei consumatori. Si racconta inoltre che molti hanno deciso di spostare i propri risparmi dalle banche statali a quelle private. La Nokia è comunque l’azienda occidentale che piú sta pagando per i suoi rapporti con le autorità iraniane. La sua joint venture Nsn con Siemens ha permesso di estendere la rete di telefonia mobile nel Paese. L’operatore sostiene di aver fornito la stessa tecnologia usata in altri Paesi, ma i manifestanti ritengono invece che abbia garantito anche il sistema di monitoraggio, che gli ha poi permesso di rintracciare e arrestare i dissidenti. Anche la Siemens è accusata di aver fornito un sistema di filtro per internet. "La prima scelta degli iraniani è stata per anni la Nokia – ha raccontato un rivenditore di telefoni di Teheran, Reza – ma nelle ultime settimane è cambiata la prima scelta. Da quando si è diffusa la notizia che Nsn ha venduto un sistema di controllo elettronico al governo iraniano, la gente ha deciso di comprare i prodotti di altre aziende, sebbene sappiano che i cellulari Nokia funzionano meglio perchè hanno una migliore copertura in Iran". Un portavoce della Nokia non ha voluto fornire dati sulle vendite in Iran. (ADUC)