Per i professionisti appartenenti ad Ordini e Collegi è ormai prossimo il termine ultimo per comunicare l’avvenuta attivazione del proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).
Ai sensi, infatti, dell’art. 16, comma 6, del Decreto Legge 29/11/2008 n. 185, convertito nella Legge n. 2/2009, entro il prossimo 29 novembre (cioè un anno dall’entrata in vigore del predetto decreto), i professionisti iscritti in Albi ed Elenchi istituiti con legge dello Stato devono rendere noto ai rispettivi Ordini o Collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata. A loro volta, gli Ordini ed i Collegi sono tenuti a pubblicare un apposito elenco, contenente i dati identificativi dei propri iscritti ed il relativo indirizzo di PEC. Questo elenco ha carattere di riservatezza: esso può, infatti, essere consultato in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, per raggiungere il professionista ai fini degli adempimenti amministrativi che lo riguardano. Parecchi Ordini, in vista del suddetto obbligo, si sono organizzati stipulando apposite convenzioni per facilitare al proprio iscritto l’attivazione dell’indirizzo di PEC, il cui costo varia da 5 a 25 euro l’anno. Grazie alla PEC, i professionisti e le pubbliche amministrazioni possono comunicare attraverso e-mail, che hanno lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricezione. Tale strumento, dunque, è capace di fornire, a colui che lo utilizza, la certezza, legale, dell’invio e dell’avvenuta consegna del messaggio di posta elettronica. Oltre al vantaggio della prova della ricezione del messaggio da parte del destinatario, la PEC consente di evitare l’uso della carta e, dunque, di ridurre i costi della stampa, oltre a quelli della spedizione attraverso il canale tradizionale. Diminuzione dei costi e anche risparmio di tempo, dal momento che spesso i professionisti si trovano costretti a fare code agli sportelli per ritirare documenti che invece, mediante il sistema della PEC, possono ricevere via e-mail. Naturalmente, ai vantaggi si accompagnano anche gli oneri, come quello di consultare quotidianamente la propria casella PEC, al fine di omettere la visione di e-mail, il cui contenuto potrebbe comportare la decorrenza di termini legali. Non manca, poi, chi evidenzia dubbi circa la sicurezza informatica di questo strumento. In un articolo comparso ieri su www.lastampa.it, Massimo Penco, Presidente dell’Associazione “Cittadini di Internet”, ha infatti sostenuto che con la PEC si riaggraveranno i problemi che già affliggono i navigatori. A suo giudizio, infatti, gli utilizzatori della posta elettronica certificata saranno più facile preda degli attacchi di phishing, in quanto potranno essere più facilmente portati a fornire dati personali (es. numero di conto corrente, numero di carta di credito, codici di identificazione, ecc.) in riscontro ad e-mail ricevute in un contesto, quello della PEC, considerato sicuro. Secondo Penco “gli hacker effettueranno furti d’identità avendo la certificazione di base fornita dal sistema PEC (…)” e godranno del vantaggio di disporre dei profili dei vari professionisti, potendo, così, inviare messaggi di posta elettronica personalizzati a seconda degli obiettivi perseguiti. (D.A. per NL)