Abbiamo da poco parlato degli OTT che si preparano ad inserire l’advertising nei propri servizi, ma c’è chi sta per compiere il percorso inverso. The Economist, infatti, è intenzionato a implementare un sistema di pagamento per i propri podcast, finora fruibili gratuitamente con inserimenti pubblicitari.
The Economist si lancia sui paywall
Il settimanale inglese The Economist ha annunciato di voler sperimentare un paywall per i propri podcast, uniformandoli così al resto della proposta editoriale.
Adv
I contenuti online della testata, infatti, sono già fruibili attraverso il sistema advertising dal 2006.
Podcast prodotto di punta?
La direzione del settimanale ha ritenuto i tempi maturi per proporre le sottoscrizioni sui propri contenuti. Forti di circa 3 milioni di ascoltatori mensili, i podcast potrebbero così diventare il prodotto di punta di The Economist.
The Economist: sempre più audio che carta
I fruitori mensili del formato audio sono infatti più del doppio degli abbonati (sempre mensili) all’edizione cartacea. Come detto, i podcast registrano 3 milioni di ascoltatori, mentre il giornale conta su 1,2 milioni di sottoscrizioni. Sicuramente una buona percentuale di utenti fa parte di entrambi i gruppi, ma i numeri sono comunque indicativi dello stato dell’arte del settore.
La previsione
Un esempio rilevante dell’interesse per il podcast è l’intervista realizzata dal settimanale al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per questa pubblicazione, infatti, si è preferito puntare su un contenuto multimediale.
Il futuro della carta è nell’audio
Alla videointervista su YouTube (gratuita), arricchita con immagini dall’Ucraina, è stata comunque affiancata la versione scritta: una trascrizione fruibile sul sito della testata (a pagamento). Come si era ampiamente anticipato su queste pagine, sembra ormai confermato che il futuro della carta stampata sia nell’audio.
La vera sfida…
Va però ricordato che, al contrario dell’abbonamento al giornale, la fruizione dei podcast è, appunto, gratuita. Fattore che sicuramente incide sui grandi numeri totalizzati dai prodotti audio del settimanale.
… inizia ora
La vera sfida, dunque, sarà mantenere quanti più ascoltatori possibile, una volta implementati i paywall.
Indipendenza economica
Attualmente, infatti, l’unica fonte di guadagno per il settore audio di The Economist è data dalla pubblicità, che comunque assicura l’indipendenza economica del comparto.
Intelligenza
Basti pensare che il podcast più seguito, The Intelligence, conta fino a 2 milioni di ascoltatori.
Nuovi orizzonti di audience
Tra questi, come spiega John Prideaux, responsabile della selezione podcast, ci sono utenti che non leggevano il giornale prima.
Giovane e internazionale
Più in particolare, si tratta di un’audience più giovane e internazionale, raggiunta grazie alla maggiore varietà di contenuti rispetto a quelli proposti sulle pagine del settimanale.
Articoli non firmati
Altro aspetto da considerare: The Economist non pubblica le firme dei giornalisti che scrivono gli articoli, mentre con i podcast la personalità del content creator, non fosse altro che per la voce, è ben evidente.
Trust halo
Questa peculiarità fa avvicinare maggiormente il pubblico ai redattori e, di conseguenza, ai contenuti, grazie a quella particolare caratteristica chiamata trust halo, di cui si era parlato addietro. (A.M. per NL)