Secondo Edison Research circa 73 milioni di americani ascoltano i podcast ogni mese, con un aumento del 300% rispetto al 2006.
Sono 500.000 i podcast disponibili negli USA e gli investitori pubblicitari americani nel 2017 hanno lì destinato 250 mln di dollari dei loro budget, che saliranno a quasi 600 mln nel 2020. Un business enorme per produttori, editori e pubblicitari.
Ma da noi il podcasting stenta a decollare
Eppure da noi, pur mostrando chiaramente le proprie potenzialità, il podcasting stenta a decollare.
Perché?
Essenzialmente per due ordini di motivi.
Podcasting: smart speaker = Tv on demand: smart tv
Il primo è tecnico: i podcast trovano terreno fertile sui dispositivi connessi alla rete ed in particolare gli smart speaker. Il podcasting sta allo smart speaker come la tv on demand (fiction e film) sta alla smart tv.
Smart speaker chiave di svolta
Finché non ci sarà un sufficiente parco di smart speaker, il podcasting faticherà ad essere assimilato in Europa ed in Italia in generale. Un ulteriore sprone arriverà poi nel 2022, con lo sviluppo esponenziale delle connected car.
Cultura mancante
Il secondo motivo è essenzialmente di carattere culturale.
Un po’ come era successo con la tv on demand, che da noi ha avuto una crescita dirompente con quasi 10 anni di ritardo rispetto agli USA, gli editori – che dovrebbero essere i principali interessati a sviluppare la cultura del podcasting prima che l’area venga colonizzata da operatori esterni – fanno poco o nulla per produrli e promuoverli, col risultato che l’offerta italiana è ancora modestissima e soprattutto sconosciuta.
Potenziale enorme
Eppure il podcasting per coloro che producono contenuti non musicali è una formidabile opportunità, anche perché a differenza del live streaming, consente di sfruttare pressoché all’infinito i contenuti realizzati, attraverso l’illimitata capacità trasmissiva della rete.