“Digital e Radio sono andati molto bene nel 2018, con 5/6 punti percentuali sopra il mercato”, ha commentato nei giorni scorsi Davide Mondo, a.d. di Mediamond, la concessionaria captive del Biscione che gestisce la pubblicità sulle emittenti radiofoniche del gruppo (oltre a stampa e digital). Dichiarazione che lascerebbe presagire un clima sereno in Radiomediaset, la società sotto il cui cappello si agitano Radio 105, R 101, Virgin Radio, RMC e Radio Subasio.
Invece, voci che si rincorrono dopo la pubblicazione dei dati d’ascolto del Tavolo Editori Radio, non particolarmente incoraggianti per le stazioni radio del superplayer, parlano di profondi malumori provenienti dall’alto, che potrebbero portare anche a ristrutturazioni ai vertici, in particolare per quanto riguarda Radio 105, l’emittente che più avrebbe deluso le aspettative.
D’altra parte, che nell’Area Radio di Mediaset da tempo le idee non fossero chiare lo si era capito dai continui cambiamenti di rotta sia sul piano editoriale (emblematico è il caso di R 101, per cui è stato annunciato l’ennesimo ribaltone) che a riguardo delle strategie di presidio di piattaforme distributive diverse dalla FM.
Prendiamo ad esempio il DAB+, dove sbarcheranno a breve Virgin e RMC (sul consorzio Eurodab di RTL 102.5), definita a giugno 2018 (cioè solo 8 mesi fa) da Paolo Salvaderi, a.d. di Radiomediaset, “una tecnologia che rischia di essere ormai superata”.
Oppure il continuo annuncio di un imminente (ri)lancio di United Music, il brand bouquet IP di Finelco che gli Hazan avevano creato nel lontanissimo 2004, intuendo prima di tanti altri operatori le potenzialità del catalogo di emittenti verticali (da cui derivano in un certo qual modo i servizi di streaming on demand come Spotify). Un asset che, alla luce delle sopravvenute tendenze del mercato audio digitale, avrebbe dovuto essere maggiormente compreso, valorizzato e potenziato, invece che lasciato sostanzialmente nel cassetto.