Il presidente dell’Autorità italiana, Francesco Pizzetti, è stato confermato per altri due anni a capo del Gruppo di lavoro europeo in materia di cooperazione giudiziaria e di polizia. La nomina è stata votata all’unanimità all’ultima Conferenza delle Autorità per la privacy europee svoltasi a Edimburgo il 23 e 24 aprile scorsi. Il Gruppo di lavoro (WPPJ) è stato costituito nel 2007 con l’obiettivo di affrontare le problematiche connesse alla privacy dei cittadini europei nell’ambito dell’attività giudiziaria e di polizia. I primi due anni di attività sotto la presidenza italiana hanno visto il WPPJ pronunciarsi su una serie di rilevanti questioni, prima fra tutte l’attuazione del Trattato di Prüm, che prevede l’obbligo per le autorità responsabili delle indagini penali negli Stati Ue di scambiarsi informazioni basate sull’utilizzo del Dna. Il Gruppo ha sollecitato costantemente le istituzioni europee a favorire il pieno coinvolgimento delle autorità di protezione dati europee in tutte le iniziative relative alla cooperazione in materia di sicurezza e giustizia, dando anche un contributo importante alla consultazione pubblica aperta dalla Commissione europea sul cosiddetto "programma di Stoccolma", relativo al futuro della cooperazione giudiziaria e di polizia in Europa. Il WPPJ ha anche messo a punto un manuale operativo, adottato proprio nella recente Conferenza di Edimburgo, utile alle autorità per valutare la rispondenza ai principi di protezione dati delle attività giudiziarie e di polizia. Molta attenzione, inoltre, è stata data agli accordi bilaterali degli Stati membri con Paesi non-europei e allo stato di attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica. Nei due anni a venire il WPPJ proseguirà l’attività di monitoraggio nei settori della cooperazione giudiziaria e di polizia e approfondirà le ricadute della Decisione quadro in materia di protezione dati nel "Terzo pilastro". Un intenso lavoro sarà infine svolto in vista dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che richiederà un’ulteriore armonizzazione di tutte le normative europee in materia di protezione dati.