I dati parlano da soli: ma la situazione è, ulteriormente, destinata a peggiorare con l’allargamento dell’Unione ad altri Paesi e questo è certamente un dato da non sottovalutare. Questo periodico, lungi dal considerare la pirateria come una moda, ha affrontato il problema da lungo tempo e forse qualche ulteriore considerazione potrebbe risvegliare l’attenzione. Con lo sviluppo delle tecnologie digitali, di pari passo con i possibili legittimi sfruttamenti delle opere cinematografiche, si sono moltiplicate anche le violazioni compiute nei confronti degli autori e dei titolari dei diritti. La pirateria audiovisiva, per le sue peculiarità, rappresenta infatti un crimine in costante evoluzione, sia dal punto di vista delle modalità con cui viene posto in essere, che sotto l’ottica del prodotto che viene di volta in volta colpito dai responsabili delle azioni di contraffazione, i quali si sforzano di mutare costantemente lo scenario in cui realizzare la propria attività criminale e di rendere più complessa l’identificazione della loro attività clandestina. Un dato preoccupante che emerge dalle dinamiche del mercato pirata è rappresentato dalla constatazione che l’impiego su scala commerciale delle tecnologie atte allo scaricamento (riproduzione) ed alla copia dei prodotti “pirata”, soprattutto nelle cd. “prime visioni” richiede sempre di più l’impegno di specialisti con alle spalle grossi capitali e finanziamenti, oltre che – molto spesso – la disponibilità di connivenze nella stessa distribuzione e nell’industria, al fine di ottenere l’accesso al materiale protetto e le attrezzature necessarie per realizzare le copie necessarie. Gli effetti negativi del fenomeno sono dunque molteplici e incidono su differenti interessi pubblici e privati. L’attività illecita provoca, infatti: 1. un danno economico per le imprese derivante dalle mancate vendite, dalla riduzione del fatturato, dalla perdita di immagine, nonché dalle rilevanti spese sostenute per la ricerca e per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale; 2. lo sfruttamento dei soggetti deboli (disoccupati o, prevalentemente, cittadini extracomunitari di origine cinese, africana e albanese) assoldati attraverso un vero e proprio racket del lavoro nero, che presenta un’evidente evasione contributiva che esclude altresì qualsiasi copertura assicurativa; 3. un ingente danno economico all’erario attraverso l’evasione dell’I.V.A. e delle imposte sui redditi, in quanto la commercializzazione dei prodotti contraffatti avviene, evidentemente, attraverso un circuito “in nero”, parallelo a quello legale; 4. un danno al mercato, consistente nella concorrenza sleale praticata dai contraffattori attraverso la vendita delle duplicazioni illecite i cui costi sono praticamente nulli, verso l’impresa legittima che investe enormi capitali per realizzare, lanciare e distribuire le opere dell’ingegno; 5. il riciclaggio degli enormi profitti ricavati da questa attività illecita in altrettanto proficue attività delittuose da parte di organizzazioni malavitose; 6. un danno alla creatività, da sempre espressione di progresso culturale e di ricchezza intellettuale per la collettività di uno Stato. Se da una parte le Forze dell’Ordine contrastano con lodevole abnegazione e spirito di collaborazione la crescita di questo fenomeno in continua espansione, dall’altra spaventa, e non poco, lo scarso “allarme sociale” sovente rappresentato da questi reati da parte del pubblico e, talvolta anche da taluni, meno attenti, magistrati, con il conseguente rischio di vedere vanificati gli sforzi compiuti sia dalle Forze dell’ordine e dagli altri soggetti attivi nel fronteggiare questo crimine. Fra le azioni utili per contrastare la pirateria appare necessario, pertanto, disporre di validi punti di riferimento all’interno delle Istituzioni con i quali predisporre di concerto una efficace pianificazione delle risorse e degli strumenti deputati alla lotta alla contraffazione su cui investire per la repressione di questo fenomeno. Ulteriori riflessioni vanno poi fatte con riferimento alla connotazione pan-europeista della piaga della pirateria, la quale si presenta sempre di più senza confini distinti, pur contandosi zone di maggior concentrazione del fenomeno, localizzate nei centri più disagiati economicamente e più permeabili alla immigrazione clandestina. La contraffazione e la pirateria sono divenute dunque un fenomeno di portata internazionale, gravido di gravi ripercussioni in ambito economico e sociale, incidenti sul corretto funzionamento del mercato interno e di grave nocumento per la stessa tutela dei consumatori, in particolare per quanto riguarda la salute e la pubblica sicurezza. Questa situazione provoca alterazioni e distonie negli scambi commerciali e distorsioni della concorrenza, fenomeni che, a propria volta, inducono una perdita di fiducia degli operatori nel mercato interno ed una diminuzione degli investimenti. A tale riguardo va detto che l’industria europea legata al settore della proprietà intellettuale, come pure le associazioni che tutelano il diritto d’autore, hanno di recente presentato all’Unione Europea il conto delle contraffazioni ad opera della pirateria. La misura del danno causato dalla contraffazione è pari a 2,6 miliardi di Euro e – si legge in una nota – “riguarda l’appropriazione illecita di opere dell’ingegno quali film, video, musica, software professionale e videogiochi”. In realtà il mancato incasso per le rispettive industrie è nettamente superiore, perché lo scambio in rete di file con i sistemi peer to peer sfugge a ogni rilevazione. I dati parlano da soli: ma la situazione è, ulteriormente, destinata a peggiorare con l’allargamento dell’Unione ad altri Paesi e questo è certamente un dato da non sottovalutare. In conclusione, la lotta alla pirateria ed alla contraffazione richiede uno sforzo comune dello Stato e dell’industria i quali, senza ulteriori dilazioni debbono agire di concerto per porre fine, o quantomeno per arginare, un crimine i cui esiziali effetti sul mercato, sul tessuto sociale e sull’educazione dei cittadini si sono già cominciati pesantemente a sentire. Ma soprattutto, non se ne dovrebbe parlare solo in occasione di eventi speciali, l’attenzione dovrebbe rimanere alta costantemente. (M.P. per NL)