(ADUC.it) – Si e’ insediato a palazzo Chigi (sede del Governo) il Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale, un fenomeno che secondo le stime della presidenza del Consiglio del 2007 produce 5 miliardi di euro di danni di cui 2 per le violazioni del diritto d’autore. In due mesi o poco piu’, l’organismo coordinato dal segretario generale di palazzo Chigi Mauro Masi dovrebbe elaborare una proposta operativa per porre un freno al fenomeno della pirateria informatica.
Diverse le possibili soluzioni, anche se a giudizio di Giuseppe Corasaniti, magistrato ed ex presidente della Commissione permanente sul diritto d’autore, di certo “occorre una revisione della normativa vigente che, peraltro, e’ una legge ad assetto variabile, in quanto, di fatto, non esiste un testo. E questo e’ un fallimento per tutti i governi che fin qui hanno affrontato la questione, a prescindere dal loro colore”. Ma, ha aggiunto Corasaniti, quella sul diritto d’autore in rete non puo’ essere una lotta senza quartiere tra fazioni opposte: “occorre -ha spiegato- lanciare una sorta di road map, immaginanfo nuovi meccanismi di mediazione tra le parti”.
Alberto Maria Gambino, attuale presidente della Commissione permanente sul diritto d’autore, ha detto di credere di piu’ nell’autoregolamentazione che non in una revisione delle norme in vigore, anche perche’ il fenomeno e’ ‘globale’ e occorre armonizzare le legislazioni dei diversi Paesi. Ma Gambino ha anche lamentato di non avere nel legislatore un interlocutore che, almeno fin qui, si sia dimostrato in grado di produrre contenuti legislativi ‘decisivi’.
Una regolamentazione, ha osservato il deputato del Pdl Antonio Palmieri, coordinatore del sito di Forza italia sin dal 1994, “e’ indispensabile per tutelare il diritto d’autore sul Web e il Comitato istituito ieri e’ una buona iniziativa”. L’esponente del centrodestra si e’ appellato al buonsenso di tutti: “gli utenti della rete -ha detto- non possono immediatamente mettere mano alla pistola non appena sentono pronunciare parole come ‘regola’ o ‘legge’ quando si parla di internet”.
Il percorso piu’ auspicabile, secondo l’esponente del Pdl, e’ comunque quello di “un intervento non criminalizzante quanto, piuttosto, ‘educativo’ e culturale che faccia comprendere come la pirateria rappresenti un danno per se’ e per gli altri”.
Ispirarsi al modello anglosassone, e’ stata la proposta del vice presidente dell’Associazione italiana internet providers (Aiip) Paolo Nuti per arginare il fenomeno del ‘peer to peer’ illegale: “l’approccio meramente repressivo -ha spiegato- non ha funzionato. Occorre un’azione di informazione e sensibilizzazione dell’utente, per esempio con lo strumento dell’avviso’ a chi scarica illegalmente materiale dalla rete. L’esperienza degli Usa ci dice che nel 98% dei casi avviene il ‘ravvedimento’ dell’utente”.
Non basta l’azione repressiva per sconfiggere il download illegale di contenuti digitali, ha sottolineato Antonello Busetto, esperto di Confidustria in sistemi informatici: “le iniziative intraprese da alcune case discografiche di sfruttare le reti ‘peer to peer’ per distribuire musica senza richiedere alcun pagamento, ma finanziandosi vendendo spazi pubblicitari, potrebbero rappresentare realmente -ha spiegato-un approccio innovativo per superare il problema del mancato compenso ai titolari del diritto d’autore”.
Una rete piu’ libera, ha chiesto Marco Pierani di ‘Altroconsumo’: “occorre liberalizzare e rendere piu’ efficiente e competitiva la distribuzione dei contenuti online attraverso -ha spiegato- una revisione complessiva della legge sul diritto d’autore che riporti in equilibrio gli interessi dei titolari dei diritti sulle opere e quelli dei comsumatori”.