Alla lettura dei bandi per la presentazione delle domande di inserimento nelle graduatorie della procedura di revisione del piano di assegnazione delle frequenze DTT nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Campania, la quasi totalità degli operatori di rete locali è rimasta spiazzata.
Il contenuto era, infatti, pesantemente discordante dalle aspettative, formatesi sulla base delle informazioni ricevute (informalmente) dalla P.A., dalle organizzazioni sindacali e sulla scorta dei precedenti bandi per l’assegnazione dei canali tv digitali. In particolare, la doccia fredda è stata costituita dalla soppressione delle intese volontarie e fronte di quelle coatte, decise d’imperio dal Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni, sulla cui legittimità certamente si dovranno pronunciare i giudici amministrativi (quando la più parte delle emittenti locali saranno scomparse). Così, chi aveva fatto investimenti o elaborato strategie in un’ottica consortile o comunque di condivisione volontaria delle frequenze si trova completamente spiazzato. A riguardo, i più sono ormai convinti della presenza di un’occulta regia istituzionale mirata ad affossare le tv locali per liberare frequenze a favore dei provider telefonici (l’internet mobile è l’eldorado tecnologico), riservando una copertura certa e pregevole ai superplayer nazionali (gli unici operatori tv degni di sopravvivenza in una società webcentrica). Finiti i tempi della concertazione, pare essere tornati all’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni degli anni ’70. Quella che riteneva le tv locali soggetti indegni di interloquire con lo Stato. Pidocchi irritanti da schiacciare senza ritegno.