La nuova sfida degli editori radiotelevisivi è trasformarsi, nel più breve tempo possibile, in OTT, cioè fornitori di contenuti non intermediati dalle reti di distribuzione (DTT, sat, DAB, FM) agendo al di sopra delle stesse.
Il modello di business degli editori sta cambiando, come cambiò alla fine del millennio scorso quello delle case discografiche, alle prese con un crollo costante delle vendite dei supporti fisici (dischi, cd, nastri) che, secondo alcuni, avrebbe annientato il comparto.
La rinascita dei discografici
Eppure dalla morte del supporto materiale i discografici hanno iniziato una lenta ma progressiva ricostruzione, che li ha condotti all’attuale condizione, estremamente positiva.
La cura del male dal male. Che forse tanto male non era…
Solo guardando al mercato italiano, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno per il mercato della musica registrata segna infatti una crescita complessiva del 14.2%, con un fatturato di oltre 175 milioni, trainato dallo streaming.
Cioè proprio da ciò che aveva causato la crisi di venticinque anni fa.
L’opportunità di Einstein
Albert Einstein disse: “La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
La crisi del lineare
Ed è dalla crisi dell’ascolto lineare che può – deve – iniziare la nuova era degli editori radiotelevisivi, integrando la propria offerta attraverso piattaforme proprietarie (app e sito) organizzate come piattaforme OTT ospitanti i canali lineari i contenuti on demand (catch-up, podcast, contenuti accessori).
Facilitatore di piccoli OTT
“Stiamo terminando il trial di una piattaforma di facilitazione del caricamento e della distribuzione istantanea di contenuti audio/video on demand su piattaforme proprietarie (siti ed app) e terze parti (piattaforme di aggregazione, smart tv, smart speaker, hbbtv, ecc.)”, spiega a NL Francesco Triolo di Meway, società che a breve presenterà una soluzione OTT per emittenti radiotelevisive disponibile con la formula del canone mensile.
Il mercato reagisce alle richieste
Confermando il recepimento di tendenze ormai evidenti.
I milioni si fanno…
L’era dei milioni di ascoltatori sul singolo prodotto si avvicina al termine per molti. La continua moltiplicazione dell’offerta determina frammentazione e il modello editoriale (ed organizzativo) deve adattarsi di conseguenza.
… anche con la somma di numeri più piccoli
Specificatamente recuperando, attraverso l’on demand, la massa di ascolto persa sul lineare.
L’esempio della BBC
BBC, a cui abbiamo dedicato un ampio report di analisi sull’offerta OTT audio, l’ha capito prima di tutti e nel frattempo ha maturato un notevole vantaggio competitivo. Privilegio che sta mettendo a reddito soprattutto con contenuto on demand di alta qualità, sviluppando anche economie di scala, considerato che molti prodotti testati positivamente come podcast sono già evoluti in fiction tv.
Disintermediate gente, disintermediate…
Disintermediare non è, come pensano molti broadcaster, necessariamente un male. L’avevano capito gli artisti musicali, che con la crisi delle vendite fisiche hanno maturato la convinzione che non dipendere da pochi ineludibili canali di distribuzione comportava dei vantaggi in termini di emersione agendo attraverso piattaforme OTT.
Canali di grande distribuzione e multicanalità
Ma l’hanno capito i commercianti dipendenti dalla grande distribuzione, a sua volta aggredita dai processi di disintermediazione attraverso le vendite online.
Prima o poi
Lo capiranno anche gli editori radiotelevisivi ancora troppo vincolati ai canali di distribuzione via etere e da modelli di somministrazione lineare. Chi prima, chi dopo.
foto antenna di Roberto Ribeiro (BR)