Si è trattato di una delle assemblee più dure, strazianti ed accorate della storia recente del servizio pubblico quella che si è tenuta ieri pomeriggio in Viale Mazzini, all’ottavo piano del palazzone Rai, alle 15.30. Erano presenti i sindacati dei dipendenti, parte del CdA (i consiglieri in quota centro-destra erano assenti, vi erano Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni) e molti professionisti. A dirigere i lavori un esausto Claudio Petruccioli (foto), che prima si sfoga (“Il servizio pubblico non può essere appannaggio della maggioranza che governa”), poi tira fuori un paragone un po’ grottesco ma, evidentemente, non proprio fuori luogo: “La Rai è stata violentata in modo brutale – dice – e non da uno solo. Come la Ciociara, si è rimessa in piedi e ha continuato a camminare. Capita purtroppo che per i benpensanti quella che ha subito violenza, proprio perché l’ha subita, è una puttana e va trattata come tale. Un’ignominia alla quale mi ribello”. E’ questo l’appello di Petruccioli, che invita i dipendenti dell’azienda a fare lo stesso. Sul caso intercettazioni, precisa: “Fatti e comportamenti non corretti saranno sanzionati”. Tra un intervento e l’altro, comunque, si avverte un clima da ultima spiaggia, da “aut aut”: o si cambia o si va tutti a casa. Chi tra Petroni e Fabiani, poi, dovrà davvero fare le valigie e andarsene a casa lo deciderà il Consiglio di Stato il prossimo 4 dicembre, fino ad allora la Rai dovrà convivere con un consigliere in più e, probabilmente, con problemi di immobilità gestionale, fino ad allora, non indifferenti. Tra tutti gli interventi, quello che è stato accolto dagli applausi più forti, quasi da un’ovazione, è stato quello di Claudia Aloisi, capostruttura fiction che, tra le lacrime, ha detto: “Non trovo più gli obiettivi, la passione, le parole d’ordine della Rai d’un tempo. So che si può fare una tv capace d’intrattenere con intelligenza e cultura. L’abbiamo prodotta. Ora è dissolta. Forse gli attuali responsabili delle reti non sono più in grado…guardate la mondezza che mandiamo in onda i pomeriggi…”. Gli obiettivi, la passione, le parole d’ordine d’un tempo: forse occorre partire proprio da qui. Certo, con qualche responsabile in meno. (Giuseppe Colucci per NL)