Non è solo il nuovo vettore T2 il problema delle tv locali italiane. Anzi, forse quello è anche il minore.
I prossimi mesi saranno infatti decisivi per la riscrittura della mappa del comparto televisivo locale sotto molteplici profili.
Certo, la conclusione dei bandi di assegnazione dei diritti d’uso per i nuovi mux T2 areali, i cui bandi, fuori dai pochi pubblicati, stanno registrando un fortissimo ritardo rispetto alle tempistiche previste, reca nubi scure.
Ma i bandi – connessi a quelli degli operatori di rete – che decideranno la collocazione in graduatorie (pure areali) dei fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) che avranno diritto ad essere trasportati su tali nuovi mux, sono forse un vettore ancora più carico di effetti nefasti.
4000 marchi/palinsesti in cerca di vettore
Parliamo di circa 4000 marchi/palinsesti (tanti sono quelli rilasciati fin qui dal Ministero dello Sviluppo Economico), fra quelli attivi, “di carta”, duplicati ed i pochi revocati o rinunciati.
Spazio per molti, ma non per tutti
Ovviamente non tutti troveranno spazio sui nuovi carrier e molti di essi cesseranno l’attività, oppure si convertiranno sul web attraverso le nuove soluzioni disponibili per la tv (HBBTV, app singole e app bouquet per smart tv).
Forche caudine
Ma le trappole per gli FSMA non riguardano solo la collocazione utile nelle graduatorie. Successivamente ad esse avrà infatti luogo l’associazione dei relativi LCN.
Che potrebbero non essere gli stessi attuali.
Le norme di destabilizzazione
L’art. 1 c. 1035 della legge di Bilancio 2018 (L. 205/2017), modificato dall’art. 1 c. 1109 della legge di Bilancio 2019 (L. 145/2018), ha infatti previsto che l’Autorità aggiorni il piano di numerazione automatica dei canali del servizio televisivo digitale terrestre e le modalità di attribuzione degli stessi numeri. Ciò in considerazione del nuovo assetto frequenziale T2 e delle modalità di definizione delle aree tecniche (nel Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze adottato dall’Autorità).
La palla in mano all’Agcom
Per procedere in tal senso, poco meno di un anno fa, il 03/12/2019, l’Agcom ha pubblicato la delibera n. 456/19/CONS con la quale ha avviato il procedimento per l’aggiornamento del Piano di numerazione automatica dei canali del servizio televisivo digitale terrestre e relative modalità di attribuzione dei numeri.
Il (nuovo) Piano LCN
Il piano LCN per il nuovo sistema radiotelevisivo nazionale e locale è destinato ad operare con l’entrata in esercizio delle nuove reti in tecnologia DVB-T2 (previsto a regime dal 01/07/2022, ma con effetti decorrenti già dal secondo semestre 2021).
Adeguamento
E’ vero che la norma impulsiva (l’articolo 1, comma 1035 L 205/2017, così come emendato dall’articolo 1, comma 1109 L. 145/2018) prevede che “L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aggiorna il piano, nel rispetto del pluralismo dei mezzi di comunicazione, dei principi di trasparenza, equità e non discriminazione e di una razionale allocazione della numerazione, riservando adeguati spazi all’interno dei primi archi di numerazione ai consorzi e alle intese di cui all’articolo 29, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177.”
Revisione
Tuttavia, una revisione del Piano LCN e delle modalità di attribuzione che vada oltre un normale adeguamento dello stesso alle necessità del nuovo sistema distributivo T2 (aree tecniche) potrebbe infatti recare effetti devastanti per il già critico comparto televisivo locale (quello nazionale non dovrebbe subire modifiche, se non ampliative). Ma anche per l’utenza, che perderebbe le coordinate per rintracciare le televisioni locali di riferimento.
Sensibilizzazione
Per questo motivo un gruppo di importanti tv locali italiane avvierà nei prossimi giorni un’azione di sensibilizzazione pubblica attraverso canali propri e terzi per evitare che iniziative regolamentari improvvide possano assegnare il colpo di grazia al sistema televisivo non nazionale italiano.