di DANILO DI MATTEO
Concordiamo con Furio Colombo: cosa sapremmo delle minoranze perseguitate nel mondo e degli eventi politici italiani senza Radio Radicale? E quella del suo direttore Massimo Bordin è una rassegna stampa mirabile, con la quale in molti iniziamo la giornata.Però alcuni passaggi ci sono poco chiari.
Nuova Agenzia Radicale e Quaderni Radicali, ad esempio, producono informazione e cultura; eppure, al di là di una conversazione ogni due mesi del loro direttore Giuseppe Rippa col direttore Bordin (spesso trasmessa negli orari peggiori), non vengono mai evocati dalla Radio.
Sorte non migliore tocca alle iniziative promosse dall’Associazione Amici di Quaderni Radicali. E poi a chi tocca decidere se mandare in onda gli spot e con quale frequenza? L’uscita in edicola del fascicolo di QR non viene mai accompagnata da qualche spot informativo.
Lo scopo dell’emittente è quello di fare informazione, cercando di dare voce a chi non ne ha, o di selezionare secondo criteri politici i soggetti a cui fare da megafono? Talora si ha l’impressione che ricevano un trattamento migliore i soggetti mediatici esterni al mondo radicale (basti considerare la visibilità data al settimanale Left) rispetto a quelli di area radicale indipendenti da Torre Argentina.
Siamo così all’interrogativo di fondo: chi decide a Radio Radicale? Il direttore? L’editore (Marco Pannella)? O magari “Radicali Italiani”? Oppure il “Partito Radicale nonviolento”? A noi il quadro appare un po’ confuso. E lo diciamo, come spesso accade in occasioni del genere, proprio perché l’emittente ci sta a cuore.