Pay Tv: Sky trema di fronte all’intesa Mediaset-Al Jazeera-Canal+, Netflix naviga in buone acque

I nomi dei due broadcaster circolano da parecchie settimane come principali pretendenti ad affiancare Mediaset nella pay tv. Ora però sembra che giovedì 24 aprile sia stato siglato un memorandum d’intesa tra i tre gruppi, in vista dell’incontro milanese del 10 maggio.

Anche se in una nota del 24 aprile il Biscione ha precisato che “non è stata conclusa nessuna operazione, con alcun partner in relazione al progetto di sviluppo delle attività della pay tv del gruppo a livello internazionale” e che “gli approfondimenti relativi al progetto sono ancora in corso e saranno esaminati dai board di Mediaset e di Mediaset Espana nel corso delle prossime riunioni”, secondo alcuni rumors Al Jazeera e Canal Plus si starebbero preparando a entrare nel capitale della newco che Mediaset sta per creare (dove si riverseranno i business di Premium e il 22% di Digital+). Se così fosse, l’accordo potrebbe cambiare il panorama mondiale delle emittenti televisive, lanciando il guanto di sfida all’impero Fox-Sky di Rupert Murdoch: il calibro dei due alleati infatti (Canal+ controlla la maggiore piattaforma a pagamento francese, mentre Al Jazeera è la più importante emittente tv del Qatar, attivissima nello sviluppo di canali pay dedicati allo sport), lascia intendere che l’alleanza non si limiterebbe solamente all’Italia, ma punterebbe all’espansione internazionale. La battaglia si dovrebbe giocare – principalmente – sul campo dei diritti della serie A di calcio: questo significa che in autunno, quando si discuterà dei diritti per il triennio 2015-2018, al tavolo delle trattative si potrebbero sedere da una parte Sky Italia e dall’altra la “triplice alleanza” Mediaset-Al Jazeera-Canal Plus (disposti a offrire ai club italiani anche 1,5 mld di euro a stagione, per spazzare via il concorrente statunitense). Resta da chiedersi come reagirebbero gli abbonati Sky se dopo la Champion’s League (esclusiva del Biscione dal 2015), vedessero sfumare anche la possibilità di seguire le partite delle loro squadre del cuore. Come convincerli a rinnovare i contratti? La questione della raccolta di nuovi abbonati non è certo un problema per il colosso Netflix, che naviga a vele spiegate e punta a raggiungere i 50 milioni di clienti entro giugno. La piattaforma americana che, come ricorderanno i lettori, si basa sulla strategia della pay per view con un’ampia offerta di contenuti disponibili a una manciata di dollari mensili, ha chiuso il primo trimestre 2014 con ricavi in crescita del 36% sull’anno precedente e utili per 38,3 mln (erano solo 2,1 un anno fa). Il ceo Reed Hastings e il cfo David Wells, dati di marzo alla mano, hanno affermato che “il 17% dei consumatori intervistati percepisce Netflix come un servizio di abbonamento in streaming che offre la programmazione televisiva più originale, seconda solo alla Hbo. La nostra piattaforma ha una base di clienti di quasi 50 mln, piuttosto lontani dai 130 mln della tv via cavo di proprietà della Time Warner. Ma intendiamo colmare il gap”. Al momento gli abbonati sono in crescita di 2,3 milioni negli USA e di 1,8 mln all’estero: il gruppo ha già reso noto che applicherà un aumento dei prezzi per le nuove sottoscrizioni, mentre i vecchi clienti avranno garantita la vecchia tariffa, ferma dal 2010, ossia da quando ha preso il via l’offerta in streaming della piattaforma. Nessun costo invece per i soli clienti americani che potranno fruire, a partire dal 30 aprile, della visione di film gratuiti grazie all’accordo stipulato tra Aol, l’internet service provider statunitense, e la casa produttrice cinematografica Miramax (il cui catalogo include titoli del calibro di Pulp Fiction, Chicago, Il paziente Inglese, Il diario di Bridget Jones). Se è vero che molte delle produzioni Miramax sono visibili anche su altre piattaforme online, come Amazon e Netflix (previa sottoscrizione di abbonamenti), la sfida di Aol consiste nell’attrarre il maggior numero possibile di utenti grazie alla visione free, puntando sulla vendita di pubblicità come unica fonte di guadagno. (V.R. per NL)
 

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