Nella battaglia delle pay tv nel Vecchio Continente, l’Italia è un terreno di scontro caldissimo: tra Mediaset Premium che annaspa senza diritti tv del calcio europeo e Vivendi che annuncia di voler creare un nuovo polo grazie all’unione di Canal+ e Tim, Sky decide di aumentare i prezzi degli abbonamenti dell’ 8,6% all’anno adottando la formula del cambio di periodicità dalla base mensile a quella quadrisettimanale (per intendersi, la stessa formula adottata dalle compagnie telefoniche e spesso sanzionata da AgCom). Sky, dunque, sta inviando lettere ai propri abbonati che li avvisano dell’aumento e del fatto che, dal 1° ottobre, “l’abbonamento sarà calcolato e fatturato ogni quattro settimane e non più su base mensile con un conseguente incremento del costo dell’abbonamento pari all’8,6% su base annua” e che, quindi, ci saranno 13 fatture in un anno anziché 12. Per indorare la pillola, Sky Italia ha regalato promozioni e, sconti e pacchetti ai clienti, nella speranza di arginare le disdette. Una mossa indubbiamente coraggiosa, forse stimolata dall’ottimismo guadagnato grazie all’aggiudicazione dei diritti della Champions League 2018-2021 e forse (anche) rinvigorita dallo stato di salute non eccezionale della principale concorrente italiana. La performance del primo semestre del 2017 di SKy Italia è stata notevole: al 30 giugno, i conti indicano ricavi annui pari a 2,851 miliardi di euro (+4% rispetto al 2016), ebitda in crescita del 20% (294,6 milioni di euro) e un risultato operativo più che raddoppiato rispetto al precedente esercizio (157,7 milioni di euro). Anche i numeri degli abbonamenti sono positivi, con un incremento di 41 mila clienti dal 2016, per giungere a quota 4.783.000, con un tasso di abbandono che scende dall’ 11,1% al 9,1% e un ricavo medio mensile per cliente di 42 euro. L’esercizio è positivo anche per il gruppo Sky con ricavi per 12,9 miliardi di sterline (+10%) e un aumento di clienti di 686.000 unità, per un totale di 22,5 milioni in Europa. È vero che il risultato operativo (1,46 miliardi di euro) è in calo del -6% rispetto al 2016, ma bisogna tenere conto degli investimenti importanti che Sky ha appena fatto per l’acquisto dei diritti tv della Premier League in Inghilterra e per finanziare nuove produzioni originali che incrementeranno del 25%. Forte e consolidata, Sky ha deciso di espandere il proprio impero (che attualmente comprende Gran Bretagna, Irlanda, Austria, Germania e Italia) puntando ancora a sud: il group chief executive Jeremy Daroch ha rivelato l’intenzione di Sky di conquistare una fetta del mercato pay tv in Spagna con un prodotto di streaming a pagamento, quindi molto simile a Now tv che sarà però connotato marcatamente dal brand Sky, che le analisi di mercato indicano come più influente sui consumatori spagnoli. (P.B. per NL)