Finalmente ce l’hanno fatta: il traguardo psicologico dei cinque milioni di abbonati, più volte agognato ma sfuggente come un miraggio (l’ultima scadenza annunciata era trascorsa a giugno), è stato tagliato in questi giorni da Sky Italia.
E a testimoniare quanto questo risultato fosse atteso e considerato importante dal management dell’azienda, sono arrivati i festeggiamenti, le celebrazioni e una serie di campagne pubblicitarie e offerte promozionali. Lo stesso James Murdoch è giunto nella sede milanese del network satellitare per congratularsi con il nuovo amministratore delegato Andrea Zappia, senza dimenticare il suo predecessore Tom Mockridge, nel frattempo assurto agli onori di CEO di News International dopo i noti problemi in terra britannica. Leggendo il comunicato che celebra l’evento, due appaiono gli aspetti identificativi del proprio brand che Sky intende continuare a proporre con forza sul mercato italiano. Innanzitutto l’immagine di azienda innovatrice nel campo delle tecnologie televisive, sempre un passo avanti alla concorrenza nell’introduzione di nuovi servizi, come già accaduto con l’alta definizione, il 3D e il Personal Video Recording, e ora con SkyGo, che permette di ricevere la programmazione della pay-TV in mobilità su tablet PC. Poi l’identità di un’azienda che non vuole apparire semplicemente come la propaggine di una multinazionale straniera, ma piuttosto come una realtà inserita nel tessuto produttivo e nella vita sociale e democratica del nostro paese, che contribuisce con i propri investimenti alla crescita, mantenendo peraltro un ruolo che si vorrebbe quasi “di rottura” rispetto ad una situazione di monopolio nel settore dei media e dell’informazione. Così ecco la rivendicazione della propria importante presenza nel supporto all’industria sportiva (in primis del calcio, ovviamente) e nel mercato dei contenuti, con il settore della produzione televisiva e cinematografica. E l’orgoglioso richiamo all’autorevolezza raggiunta da Sky-TG24 nel panorama italiano dell’informazione. Nella stessa ottica andrebbe letta anche l’iniziativa volta ad offrire a tutte le scuole medie pubbliche italiane l’installazione gratuita di un impianto satellitare e la possibilità per cinque anni di usufruire dei canali all-news e della programmazione documentaristica: nobile iniziativa, e chiaro segnale politico nei confronti di un governo poco attento al settore dell’educazione e della formazione dei cittadini. Ma anche, fuor di retorica, formidabile tentativo di frenare la fuga sempre più evidente dei giovani dalla televisione verso internet. Proprio qui sta probabilmente il limite della rappresentazione che Sky dà di sé stessa, per quanto efficacemente proposta anche e soprattutto attraverso campagne pubblicitarie ben congegnate: l’idea, irrimediabilmente “vecchia”, di una televisione che può fare a meno della rete. Senza la quale invece, per quanto innovativa, personalizzata o “di rottura”, non potrà sopravvivere ancora per molto. (E.D. per NL)