In queste ore si stanno diffondendo voci inquietanti nel settore radiotelevisivo italiano, non si sa se motivati dai pastrocchi che il neogoverno sta mettendo insieme sul fronte delle liberalizzazioni (dove sembra fare un passo avanti e due indietro), o dalla calura estiva. Con un certo isterismo, corrono rumors circa un fantomatico decreto legge allo studio, che, secondo la più classica delle (cattive) abitudini del settore radiotelevisivo italiano, vedrebbe la luce mentre i destinatari sono assopiti nelle sdraio ferragostane. In tale spettrale provvedimento legislativo – stando alla ridda di voci che si inseguono – tutto e di più potrebbe finire. A parte l’eventuale disposizione sul (certo) nuovo censimento (per ora tv, ma la radio non dovrebbe tardare), ove il medesimo non si sostanziasse solo in un provvedimento amministrativo dell’Agcom (come invece sembra, atteso che la stessa ha già fissato per la prossima settimana un incontro illustrativo coi soggetti portatori di interessi diffusi), si parla di consentire la re-migrazione tecnologica per quelle tv che hanno destinato risorse frequenziali alla tecnica digitale e che ora non sono in grado di sopravvivere in un mercato che di numerico ha ben poco. I soliti più informati assicurano poi (improbabili) interventi sulla ridondanza impiantistica, che porterebbero ad una sorta di (campa cavallo…) riassegnazione delle frequenze in esubero su bacini eccessivamente illuminati. Si sussurra di una caducazione degli ambiti diffusivi radiofonici, ma anche di una nuova tornata di concessioni, ovvero della possibilità di passare da uno status concessorio all’altro (locale verso nazionale, comunitario verso commerciale). Insomma, si dice e si assicura, spesso a sproposito, il tutto ed il relativo contrario. Così, intanto che si fantastica di grandi interventi ristrutturativi dell’etere, come abbiamo avuto modo di riscontrare su queste stesse pagine nelle scorse settimane, anche attraverso l’intervento dei diretti interessati, la ruota che muove il carrozzone ministeriale è liscia. Gli Ispettorati territoriali, cioè il quotidiano e concreto riferimento delle emittenti, sono senza risorse economiche per far viaggiare i mezzi e per esperire i controlli di rito, frenando così qualsiasi iniziativa vitale per gli operatori (rilascio di autorizzazioni, interventi di compatibilizzazione ed ottimizzazione, ecc.). Una situazione drammatica alla quale abbiamo chiesto lumi al ministro Gentiloni, il quale, per voce del suo ufficio stampa, ci ha fatto sapere di avere in corso di disamina la problematica, assicurandoci una risposta a breve su quesiti scottanti, non solo per via delle condizioni termiche. In attesa che il ministro ci illumini, speriamo solo che l’agosto (o il settembre) degli operatori radiotelevisivi non debba essere come il luglio dei tassisti… (NL)