E’ iniziato l’iter parlamentare del disegno di legge Gentiloni (foto), e subito è partita la bagarre tra maggioranza ed opposizione, con quest’ultima sul piede di guerra. Il ddl che intende riformare da capo a piedi il sistema televisivo italiano, per agevolare il passaggio al digitale terrestre (previsto per il 2009) non va giù al capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi, il quale lo ritiene un attacco diretto al suo “impero”, sferrato dal governo per colpirlo nei suoi interessi personali. Già, perché il ddl mira a smantellare l’attuale situazione di duopolio, facendo migrare una rete (a testa) dei due colossi sul digitale, cosa che, secondo Confalonieri, farebbe perdere il 25% del fatturato all’azienda che ha come editore di riferimento la famiglia Berlusconi. L’ex premier, visibilmente stizzito, promette battaglia: “è un piano criminale, porterò in piazza 5 milioni di persone”, seguito a ruota dal fido scudiero, Gianfranco Fini, fresco di investitura come erede di Berlusconi alla guida della CdL: “È una legge che non condividiamo e se non riusciremo a fermarla in Parlamento troveremo tutte le possibili modalità di opposizione, comprese le manifestazioni di piazza”. Intanto, però, proprio all’interno della coalizione, nascono i primi dissapori sulla questione; Bottiglione, ad esempio, ribatte che “la CdL non è il partito di Mediaset”. In mezzo a questa bufera, intanto, Gentiloni si augura che il testo sarà approvato dal parlamento, anche se gli esponenti del centro-destra, già oggi, hanno abbandonato i propri lavori nelle commissioni per protesta contro il rifiuto della maggioranza a rinviare l’iter del provvedimento che riguarda Mediaset (il ministro Gentiloni ha suddiviso il programma d’azione in una fase riguardante direttamente la Rai ed un’altra concernente il resto dell’etere, inclusa Mediaset). Dopo la batosta dell’Ue sui finanziamenti ai decoder, altra gatta da pelare per Mediaset, i cui vertici hanno vissuto una due giorni a dir poco movimentata. Ma Berlusconi non si da per vinto, e continua a controbattere cercando di convincere i propri alleati che i suoi interessi sono quelli di tutta la coalizione. Ma, come abbiamo visto, non tutti sono d’accordo. (L.B. per NL)