Parigi, pronta la mannaia sul citizen journalism

Solo i professionisti potranno riprendere immagini e video di atti di violenza. Tutti gli altri rischieranno la prigione. In allarme i sostenitori dei diritti civili


da Punto Informatico

Parigi – C’è aria di maretta in Francia dove il Consiglio Costituzionale ha dato il proprio via libera ad una controversa proposta di legge sul controllo dell’informazione che prevede, tra l’altro, il divieto per i reporter non professionisti di scattare foto o riprendere video di atti di violenza. Una legge che, se passerà, costituirà una mazzata per il cosiddetto citizen journalism, esploso anche grazie ad Internet.
Lo riporta InfoWorld che specifica come la misura sia compresa in una più ampia proposta di legge sulla prevenzione del crimine. Il Consiglio si è espresso perché il Parlamento aveva richiesto il suo parere su una serie di articoli del progetto, e ha dato il suo benestare su tutti i punti più controversi.
Tra questi, il fatto che se un blogger o webmaster pubblicasse in rete una propria testimonianza video di un qualche atto di violenza, sarebbe passibile di carcere e guai potrebbe subirne anche chi ospita il suo sito.
L’associazione francese per la libertà di espressione su Internet Ligue Odebi propone un link alla decisione del Consiglio e fa sarcasticamente notare come il parere del Consiglio sia datato 3 marzo 2007. Bene, proprio il 3 marzo, ma del 1991, un cittadino americano videoriprese a Los Angeles il drammatico pestaggio dell’uomo di colore Rodney King da parte di un gruppo di poliziotti bianchi, sicuramente il più celebre caso di questo genere: una volta approvata la nuova legge, se in Francia qualcuno videoriprenderà una violenza del genere rischierà la galera.
In un lungo post, la Ligue spiega che queste misure sono state inserite nella nuova legge, come è emerso durante il dibattito parlamentare, per tentare di porre fine alla pratica dell’happy slapping che, come sanno i lettori di Punto Informatico, consiste nella deprecabile pratica di schiaffeggiare qualcuno in pubblico per poterne videoriprendere le reazioni.
Ma, osservano blogger e commentatori, il dettato della legge è troppo ampio e si presta ad interpretazioni ambigue, finendo per comprendere in un divieto che vorrebbe essere “chirurgico” una quantità di attività non solo del tutto lecite, ma anche foriere di maggiori garanzie e tutele per il cittadino. Non sono rari i casi in cui videotestimonianze ed immagini scattate da semplici cittadini abbiano consentito di individuare responsabili di violenze. Ed è quindi comprensibile che qualche blogger si chieda: “Quanto manca a che la Francia si dichiari sconfitta dalla violenza? Certo non possono nasconderla tutta per sempre”.
Come se non bastasse, il Governo ha anche proposto una sorta di registrazione dei siti internet e dei blog basata su una certificazione governativa dedicata anche a carrier e fornitori di connettività, un “bollino blu” che dovrebbe garantire il rispetto di certi comportamenti da parte degli imbollinati. Una iniziativa già stigmatizzata da Reporters sans frontières, secondo cui un bollino del genere spingerà all’autocensura tutti coloro che, se pubblicassero certe notizie o immagini, rischierebbero di perderlo.

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