Secondo la parlamentare, una omosex dichiarata di Montecitorio, la vittoria del transgender all’“Isola dei Famosi” non è un passo avanti di un Paese ancora sostanzialmente omofobo.
L’Italia che cambia, l’Italia che si apre, l’Italia che vota un transgender in Parlamento e poi le fa vincere l’“Isola dei Famosi”, uno degli appuntamenti più pop della televisione italiana. Ma quando mai? Questo almeno è il parere di Paola Concia, unica omosessuale dichiarata a sedere tra i banchi del Parlamento italiano, nonché relatrice della legge contro l’omofobia. “Chissà se gli stessi che hanno fatto vincere Vladimir Luxuria accetterebbero un transgender come vicino di casa”, sostiene ironicamente ma non troppo. Ciò vuol dire che quest’Italia, ancora sostanzialmente omofoba e chiusa nei confronti delle diversità, non sembra fare passi in avanti nel riconoscimento dei diritti delle minoranze, siano esse sessuali o razziali, nonostante poi milioni di cittadini votino per la vittoria del transgender più famoso d’Italia in una delle trasmissioni più famose d’Italia. Per coloro che hanno votato Luxuria, questo si tratta più di un fenomeno di costume, di un qualcosa su cui sorridere interessati, curiosi, ma sempre mantenendo quelle distanze che spingono a pensare che la strada verso una vera accettazione di questo tipo di “differenza” sia ancora lunga, impervia e ostacolata da mille e uno fattori. Ciò che Paola Concia pensa e dice è che, comunque, nonostante questi presunti passi in avanti in realtà siano meno significativi di quanto si possa pensare, occorre comunque accontentarsi di quella buona stampa che comunque ne approfitta per trattare il problema o la questione non in toni scandalistici da rotocalco, ma in toni più seri. Ma se i movimenti omosessuali erigono Luxuria a paladina di un nuovo modo di intendere l’omosessualità in Italia, Paola Concia ci va piano, entrando per l’ennesima volta in contrasto con questi movimenti, che non l’hanno mai vista di buon occhio. Ma lei, almeno a quanto dice, non se ne cura più di tanto, avendo sempre preferito portare avanti le sue battaglie sul piano politico, partitico e parlamentare, piuttosto che dall’interno di movimenti circoscritti. Perché, forse, a volte non basta che un transgender vinca l’“Isola dei Famosi” per affermare i diritti degli omosessuali. Ci vogliono le leggi, votate in Parlamento. (G.M. per NL)