Si tratta di un atto di “pirateria”, ma allo stesso tempo di libertà; è, certamente, un intervento illegale, ma dal forte sapore simbolico. Stiamo parlando dell’ormai celebre “goliardata” messa in atto da Marco Pannella, in occasione degli Stati Generali del Governo italiano, svoltisi la scorsa settimana in quel di Caserta. Nel pomeriggio di giovedì 11 gennaio, è accaduto che Pannella (appena rimessosi in forze dopo il lungo sciopero congiunto della fame e della sete, in occasione della condanna a morte di Saddam Hussein), durante una riunione segretissima e molto delicata, alla presenza di tutto l’esecutivo e dei dirigenti dei partiti della maggioranza, abbia volontariamente acceso il proprio telefono cellulare e (non visto) chiamato Radio Radicale, trasmettendo così, in diretta e senza la benché minima opera di censura, gran parte della discussione tra i leader politici, il Presidente del Consiglio ed i ministri, sul futuro del Governo e dell’Italia, sui piani strategici per l’anno appena iniziato, sulla messa in atto della Legge Finanziaria, sul riformismo ed i problemi di comunicazione dell’esecutivo. Tuttavia, dagli stralci di dibattito trasmessi, non sono emersi particolari scottanti (probabilmente Pannella ben sapeva che poco ci fosse da nascondere riguardo all’operato dei governanti), ma una forte volontà da parte del Presidente del Consiglio di portare avanti il progetto politico per tutti e cinque gli anni del mandato, di mettere in atto i dettami della Finanziaria, di procedere alla fase riformista. Dal discorso del premier è emerso, inoltre, una leggera frustrazione dovuta al calo dei consensi nel Paese e l’ammonizione nei confronti dei suoi collaboratori per i notevoli errori di comunicazione commessi in fase di presentazione della Finanziaria e per i continui battibecchi, messaggi trasversali e minacce, sbandierati e pubblicizzati, tra i componenti dell’esecutivo. Già, perché la comunicazione nel mondo politico (e non solo) di oggi non solo è importante ma fondamentale, e comunicare male, troppo o troppo poco, rendendo pubblici i contrasti che dovrebbero restare privati (basterebbe imparare da molti governi del passato, delle varie correnti democristiane, della prima repubblica), risulta altamente controproducente per l’immagine del governo. Più sorrisi in pubblico, quindi, e più dibattito interno: è questo il diktat di Prodi, elemento necessario per riacquistare consensi. Tutto questo, e molto altro, è andato in onda su Radio Radicale (con evidenti limiti di audio, dovuti ai mezzi di fortuna – un cellulare nascosto – impiegati nella riproduzione), trasmesso clandestinamente da Marco Pannella (tra le altre cose, presente al vertice in sostituzione del segretario del Partito Radicale, Rita Bernardini), senza che i presenti fossero informati a riguardo. Subito dopo il discorso di Prodi, ha preso la parola lo stesso Pannella ma, durante il suo intervento, il ministro Di Pietro, scoperto l’inganno, non ha tardato a sbandierarlo, facendo scattare l’enorme polemica. Scambio pesante di accuse ed ingiurie tra i due, con lo stesso Pannella che annuncia a Radio Radicale la fine del collegamento alle 16.27. A fronte del duro attacco sferratogli dal ministro delle Infrastrutture, Pannella si è difeso attaccando: “Radio Radicale trasmetteva, già, come radio pirata, le riunioni della Camera quando non era consentito”. In effetti, seppur deprecabile in quanto non annunciato, il gesto del fondatore dei Radicali si pone come un atto di trasparenza nei confronti dei cittadini-ascoltatori. Nelle sue intenzioni vi era la sola volontà di mostrare al pubblico gli obiettivi del governo, quelli veri, dimostrando così l’assenza di discrepanze tra quanto annunciato ai cittadini e quanto realmente nei piani dei governanti. In questo modo, però, ha contravvenuto immediatamente a quanto dettato da Prodi (“i panni sporchi si lavano in casa”), scatenando dure reazioni. Ma senza questo genere di manifestazioni, questo continuo porsi al di là dei limiti dei comportamenti imposti, senza l’estremismo delle sue posizioni, senza le sue campagne dure e coerenti, non sarebbe Pannella. E se Pannella non ci fosse, o non ci fosse stato, molte svolte epocali della storia recente della società italiana, probabilmente, staremmo ancora ad aspettarle. E’ per questo che il governo deve saper convivere con le sue idee, le sue battaglie, i suoi estremismi. Perché Marco Pannella è così, prendere o lasciare. (G.C. per NL)