Si tratta del via libero definitivo alla riforma che mira alla trasparenza e integrità della pubblica amministrazione, alla valutazione della performance, al merito e alla premialità.
La riforma si propone una migliore organizzazione del lavoro pubblico, il progressivo miglioramento della qualita’ delle prestazioni per il pubblico e l’efficienza con il riconoscimento di meriti e demeriti non solo degli impiegati ma anche dei dirigenti pubblici. Il decreto attua la legge 15, che è del 4 marzo 2009, dunque in poco più di 15 mesi la legge è stata approvata. "E’ una riforma bipartisan, non è riforma di parte, fatta a maggioranza ma voluta di fatto da tutto il Parlamento", ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta. "Abbiamo avuto due pareri articolatissimi da Camera e Senato, devo dire anche buona collaborazione da parte dell’opposizione – ha spiegato – con regioni province e comuni abbiamo trovato un’intesa totale, grande collaborazione e disponibilità, un’intesa piena con la Conferenza unificata". Si tratta di una riforma che "viene dopo anni, dopo anni di tante altre riforme fatte dai miei predecessori – ha sostenuto – che erano autoreferenziali, non guardavano al cliente finale che sono 60 milioni di cittadini, la cifra innovativa è che è fatta per 60 mln e quindi ingloba anche i 3 milioni e 600mila dipendenti pubblici".”Noi – ha detto ancora Brunetta – non abbiamo fatto una riforma per tagliare, per limitare le risorse, per eliminare i pubblici dipendenti ma per far lavorare meglio, di più con più qualità i pubblici dipendenti al servizio dei cittadini". "Meritocrazia, meritocrazia – ha insistito – il merito, non più salario accessorio uguale per tutti ma diviso per classi, per solo il 25% dei più meritevoli andranno il 50% delle risorse accessorie, un altro 50% al 50% e i meno bravi nulla, in maniera che riflettano sulla loro condizione”. (Adnkronos)