Come Figaro nell’overture rossiniana del Barbiere di Siviglia, Beppe Grillo (foto) pare diventato il factotum della tv: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, nessuno riesce ad intervistarlo. Negli ultimi dodici giorni, da quando il “V-Day” ha aperto gli occhi al mondo dell’informazione italiana sulla reale portata del fenomeno-Grillo (fenomeno che, in realtà, senza sfruttare l’audience televisiva, va avanti da almeno cinque anni), il comico genovese pare essere più richiesto del Presidente del Consiglio da tg, talk show d’informazione, importanti quotidiani nazionali. Giusto ieri sera Enrico Mentana ha dedicato una puntata di Matrix all’evento dell’8 settembre, anticipando di ventiquattr’ore la banda-Santoro, pronta stasera a ripartire su Raidue (ore 21) con la prima puntata stagionale di “Annozero”, guarda un po’, dedicata a Grillo, all’antipolitica (o anti-politici), al V-Day.
Sempre ieri, intanto, a poche ore dalle agghiaccianti ed allarmistiche accuse del direttore del Tg2, Mauro Mazza, il “Grillo parlante” ha rilasciato un’intervista in esclusiva ad Euronews, tv satellitare d’informazione internazionale, l’unica riuscita a strappare al comico qualche affermazione sulla sua nuova, rinnovata popolarità. Nessuna tv e nessun giornale nazionale c’erano riusciti in questi dodici giorni, a causa della reticenza di Grillo ad aver a che fare con i giornalisti italiani, definiti da lui stesso “cani da guardia” del potere politico. Generalizzare è sempre un errore grossolano ma l’opinione del comico trova basi concrete, ahinoi, nel mondo dell’informazione di casa nostra. Grillo, nell’intervista, ha spaziato sui soliti temi, citando le accuse (riportate in forma integrale sul suo blog) ricevute da Mazza, dando ancora una volta per spacciata l’informazione istituzionale su tv e giornali, presto fagocitati dallo strapotere del web, “solo vero spazio di democrazia” (“se menti sul web dopo 24 ore t’arrivano duemila messaggi per dirti che sei un cialtrone”). Svestita la veste formale di uomo più richiesto dell’etere, il comico ha dato spazio alle sue solite, esilaranti, considerazioni sui protagonisti della nostra politica: se Prodi è sempre “valium”, quello che ha tentato di aprire un blog “e l’ha dovuto chiudere dopo 15 giorni”, Berlusconi, “lo psico-nano” o “Truffolo”, viene definito “un ologramma”, “uno spot vivente che in realtà non c’è, non esiste”, “un venditore di bava”. Poi, al giornalista che gli domanda se si senta di destra o di sinistra, fa finta di voler spaccare la faccia in un raptus d’ira (ironicamente), definendo destra e sinistra due categorie ormai superate. Nel finale, dedica uno spazio al suo obiettivo preferito, passato un po’ in sordina in questi ultimi elettrizzanti giorni: Tronchetti Provera, ovvero “il Tronchetto dell’infelicità”, “uno che spacciava per un grande imprenditore, ma si è dimostrato un fasullo”, “uno che in America avrebbe preso 20 anni. Qui ha preso 240 milioni di euro e sta andando di bolina con la sua barca a vela, lasciando nella merda due società, la Telecom e la Pirelli…”. Se lo dice lui, che segue attentamente la questione da molti anni e che è diventato il rappresentante di tutti i piccoli azionisti Telecom (nonché, a questo punto, maggior azionista!)… (Giuseppe Colucci per NL)