OTT. Titolo Netflix flette: SVOD meno redditizio di pay TV tradizionale? Modello business più simile a quello telco che di aziende high-tech

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Il 2022 si è aperto con un forte – e forse inaspettato – crollo del valore del titolo Netflix (NFLX: Nasdaq) con il conseguente prevedibile fiume di articoli a commento.
Dal rumore di fondo emerge l’
analisi di Anna Nicolau del Financial Times intitolata “I guai del titolo Netflix, un avvertimento per Hollywood”. Se non ci è sfuggito qualcosa, è la prima volta che viene ipotizzato come il business dello streaming sia più simile a quello delle Telco che non a quello delle aziende High-tech. Un sistema caratterizzato da alti costi e poca possibilità di differenziazione con conseguente basso ARPU (ricavo medio per utente).  

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Il titolo NFLX oggi 

Diamo innanzitutto uno sguardo al titolo NFLX. La scala dei tempi sulla quale si sono basati molti commentatori, quella trimestrale, mostra una sorta di caduta libera. Abbiamo dunque prodotto anche il grafico su scala quinquennale, che offre una prospettiva di maggior respiro.

Confronto

Da quest’ultima notiamo come alla chiusura di venerdì 28 gennaio 2022 NFLX veniva scambiato a valori simili a quelli del periodo 2019-2020 e identici a quelli di fine settembre 2018: meno grave, ma non certo un buon segno.

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Un confronto 

Lo promettiamo, questo è l’ultimo grafico. Ma val la pena analizzarlo, trattandosi del confronto sempre sulla scala a cinque anni con i titoli di Apple e T-Mobile. E’ proprio questo confronto che conferma la validità dell’analisi del FT. 

Economie di scala 

Cosa scrive dunque Anna Nicolau? Si comincia osservando come l’ottimismo sul business degli OTT si sia sempre basato sulla loro (apparente?) economia di scala favorevole: il costo per la produzione di un titolo non varia con il numero di abbonati e “creare 100 show per 200 milioni di abbonati è meglio che creare 100 show per 100 milioni di abbonati”.

Engagement

Senza contare che al crescere dell’engagement si è anche in grado di aumentare i prezzi (come di fatto è accaduto anche di recente) senza effetti collaterali negativi (il famoso churn). 

Not so easy 

Ma – continua FT – le cose non si stanno rivelando così semplici. L’appetito vien mangiando e infatti si assiste a una crescente voracità di nuovi titoli da parte degli utenti affezionati. Chi ricorda più Squid Games, di cui abbiamo parlato solo ad ottobre?

Il titolo Netflix subisce i titoli di Netflix

La conseguenza per le piattaforme è un continuo bisogno d’investire in nuovi costosi titoli di qualità, visto che quelli in catalogo tendono a essere bruciati molto rapidamente. 

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Cash Flow depresso

Per il 2022 si prevede che Netflix sarà costretta ad aumentare l’investimento in contenuti nella misura del 15% (20 miliardi di dollari a fronte di costi totali pari a 27 miliardi). Il problema sta nel fatto che – proiettando l’attuale rate di crescita della base utenti – nello stesso periodo si prevede un aumento dei ricavi pari “solo” al 13%. La crescita dei costi è più rapida di quella dei ricavi, deprimendo il cash flow della società. 

SVOD come le Telco?

Gli analisti pensano dunque – e qui torniamo al grafico di cui sopra – che il business degli “streamers” si stia configurando più come quello delle telco che come quello di una tipica società della Silicon Valley.
Per dirla con Nicolau, “Le grandi telco devono affrontare forti investimenti per offrire il miglior servizio, ma al contempo tenere bassi i prezzi poiché offrono lo stesso prodotto/servizio dei concorrenti. Neflix per un lungo periodo ha rappresentato una categoria a se stante, ma oggi si trova circondato da molti competitors”.

Non solo NFLX 

L’analisi giustifica dunque il fenomeno, apparentemente inspiegabile, che abbiamo osservato la settimana scorsa: non è solo il titolo Netflix a calare, analogo comportamento si è rilevato anche da parte dei concorrenti, Disney prima di tutti (questa volta vi risparmiamo il grafico, che potete comunque trovare a questo indirizzo). 

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DisneyPorn 

In ogni caso nel 2022 ci attendono molte novità, una valanga di titoli di differente flavour. La casa di Topolino e Cenerentola ad esempio prende le distanze dallo stile del fondatore Walt decidendo di puntare sul porno, con la serie incentrata sul famoso Sex Tape di Pam e Tommy (sorry: no link here!), mentre la società guidata da Sarandos e Hastings ci proporrà nuovi e avvincenti titoli dal serbatoio Shondaland, primo fra tutti la seconda serie del romantico Bridgerton. L’appuntamento con i nostri grafici è quindi fissato per la fine di marzo. (M.H.B. per NL) 

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