Spotify segue il trend lanciato dalle big tech: anche l’OTT svedese ha deciso di ridurre del 6% la sua forza lavoro. Il 2023 segna, già dal suo inizio, un nuovo capitolo per il colosso dello streaming, che ha previsto 600 licenziamenti per rientrare dei costi. Il ceo dell’OTT Daniel Ek ha annunciato anche uno stravolgimento tra i top manager, con le dimissioni di Dawn Ostroff e le nomine in qualità di Chief product officer di Gustav Söderström e di Chief Business Officer di Alex Norström. La volontà dichiarata è quella di adottare un modello di business più efficiente.
La lettera
Il co-fondatore e ceo di Spotify Daniel Ek ha inviato ai suoi dipendenti una lettera nella quale annuncia il taglio di 600 posti di lavoro (pari al 6% del personale).
Velocità non è abbastanza
Nel comunicato, Ek ha affermato che: “Come diciamo nel nostro Band Manifesto, il cambiamento è l’unica costante. Per questo continuo a ribadire che la velocità è la strategia più difendibile che un’azienda possa avere. Ma la velocità da sola non basta”.
Mancanza di efficienza
Secondo il ceo, quindi, l’efficienza sarebbe la chiave della ripresa, oltre che il punto cardine della scelta compiuta. In proposito, l’amministratore delegato ha affermato che “sebbene negli ultimi anni abbiamo fatto grandi progressi nel migliorare la velocità, non ci siamo concentrati tanto sul miglioramento dell’efficienza. Passiamo ancora troppo tempo a sincronizzarci su strategie leggermente diverse, il che ci rallenta”.
Spotify in ristrutturazione
“Quindi, nel tentativo di aumentare l’efficienza, controllare i costi e accelerare il processo decisionale, ho deciso di ristrutturare la nostra organizzazione”, ha poi proseguito il manager.
Ceo troppo ambizioso?
Nel prosieguo del comunicato, Ek ha anche ammesso di avere compiuto scelte di investimento “troppo” ambiziose, senza attendere preliminarmente la generazione di ricavi. Il ceo ha inoltre affermato, ammettendo la propria responsabilità, che “per questo motivo, oggi stiamo riducendo la base dei nostri dipendenti […]”.
Spotify: zero utili
Quindi, le motivazioni dei licenziamenti risiedono oltre che nella necessità di incrementare l’efficienza dell’OTT, anche nell’attutire il colpo subito dalla società dettato dal raddoppiamento della spesa corrente nel 2022.
Contesto complesso
Ek ha messo in evidenza, quindi, che un rapporto che vede le spese operative non commisurate ai ricavi non sia sostenibile nel lungo periodo e, ancora di più, in un contesto complesso come quello attuale.
Incremento utenti Spotify
C’è da considerare, di positivo, che il servizio ad oggi conta oltre 456 mln di utenti complessivi e malgrado gli aumenti siano stati per la maggior parte sul comparto free (24%), anche la sezione premium è cresciuta del 13%.
Svalutazione azionaria di Spotify
Infatti, l’azienda ha registrato un aumento del fatturato del 21%, raggiungendo il tetto dei 3,036 miliardi di euro. In controtendenza è il titolo di borsa che chiude il 2022 dimezzando il suo valore.
Spotify: obiettivo licenziamento
Tornando poi al tema della riduzione del personale, Daniel Ek ha lungamente spiegato le modalità con cui verranno portati a termine i licenziamenti previsti.
Tutele per i dipendenti Spotify
Il ceo si è dunque dimostrato – almeno dalle parole contenute nel comunicato – molto attento alla tutela dei suoi futuri ex dipendenti, pensando ad un’indennità, ad un’assistenza sanitaria, ad offrire supporto per l’immigrazione e per la carriera.
Cessazione dei rapporti
Quindi, considerando le numerose forme di tutela che l’amministratore ha voluto garantire ai suoi ex dipendenti, la somma che l’azienda ha stimato necessaria per far fronte ai 600 licenziamenti oscilla tra i 35 e i 45 mln di dollari.
Revisione del top management
Oltre a quanto descritto, tra le scelte fatte da Ek rientrano anche le modifiche nel comparto del top management. Infatti, l’amministratore delegato verrà affiancato da due nuovi co-presidenti, Gustav Söderström (Chief product officer – CPO) e Alex Norström (Chief Business Officer – CBO).
Nomine…
In merito alle nuove nomine, il ceo si è espresso sostenendo che “[…] Gustav e Alex […] hanno svolto un ottimo lavoro, guideranno questi team come copresidenti, aiutandomi efficacemente a gestire l’azienda giorno per giorno”.
… e dimissioni
Parallelamente, ad uscire dall’organigramma della piattaforma svedese è Dawn Ostroff, responsabile dei contenuti e della pubblicità. In proposito, Ek si è espresso mostrando la propria riconoscenza: “Grazie ai suoi sforzi, Spotify ha aumentato di 40 volte i contenuti dei nostri podcast, ha promosso una significativa innovazione […] ed è diventato il principale servizio di musica e podcast in molti mercati”.
Reazione a catena
Osservando l’operazione di ristrutturazione di Spotify, è opportuno considerare che la stessa si pone in un trend ormai consolidato nel settere delle big-tech. Infatti, l’OTT svedese ha seguito l’esempio di Google, Amazon, Microsoft e Meta.
Florido futuro per Spotify
Ad ogni modo, il ceo pare estremamente convinto del futuro della piattaforma, tanto da sostenere di essere “fiducioso che il 2023 sarà un anno in cui consumatori e creatori vedranno un flusso costante di innovazioni a differenza di qualsiasi cosa abbiamo introdotto negli ultimi anni.” (G.L. per NL)