Il fatturato di Spotify Italia continua a non comprendere la parte più consistente del giro d’affari della società nel nostro paese. La divisione tricolore del colosso dello streaming, infatti, include nel proprio bilancio soltanto i proventi della raccolta pubblicitaria, mentre gli introiti ben più consistenti derivanti dagli abbonamenti premium restano in mano alla sede centrale.
La pratica dei trasferimenti tra sedi, così comune tra le big tech, sembra essere intoccabile e inestirpabile, come confermato dai bilanci degli altri colossi del settore di cui si è parlato nelle settimane addietro.
Il bilancio 2021 di Spotify Italia
La filiale italiana di Spotify ha reso noti i dati relativi all’esercizio 2021: in netto aumento le percentuali di ricavi e utili, che restano però bassi se presi in valore assoluto. Le due voci, infatti, sono cresciute, rispettivamente, del 25% e 53%, equivalenti a 14 milioni di euro per la prima e 525 mila euro per la seconda.
Come nel 2020
Come già osservato con il bilancio del 2020, la divisione tricolore di Spotify continua a fatturare nel nostro paese solo gli introiti derivanti dalla raccolta pubblicitaria. I proventi delle sottoscrizioni, invece, vengono indirizzati verso la sede principale.
Nulla di nuovo sotto il sole
Una prassi più che comune nel mondo delle big tech, come recentemente visto con Meta e Google. Allo stesso modo dei due colossi, anche nel caso del servizio di streaming, la fetta più grossa del giro d’affari locale viene trasferita alla sede centrale.
Gli utenti di Spotify Italia nel 2021
L’entità del trasferimento in questione non è esattamente calcolabile, ma, per farsi un’idea, basti pensare che gli utenti di Spotify in Italia nel 2021 sono arrivati a quota 14 milioni (dati Comscore). Di questi non è chiaro quanti siano paganti e quanti usufruiscano di piani free.
Spotify Italia e Spotify nel mondo
Ma, prendendo come paragone i numeri di Spotify a livello globale, la percentuale di iscritti non paganti è circa del 60%, mentre la restante è costituita da abbonamenti premium di vario genere (e dunque vario prezzo). Mensilmente, ogni utente pagante vale alla piattaforma poco più di 4 euro.
Stime
Una cifra che, se moltiplicata per la stima di abbonati premium e successivamente rimoltiplicata per 12, restituisce come risultato un numero decisamente più alto dei 14 milioni di ricavi sopracitati. A questo va inoltre aggiunto il più che ragionevole dubbio che anche la pubblicità venduta non sia interamente dichiarata in Italia.
Il ragionevole dubbio
Visti i precedenti di Meta e Google con i cosiddetti clienti designati, infatti, non si può totalmente escludere che anche Spotify utilizzi questo tipo di meccanismo. Al netto delle ipotesi, bastano le stime sul giro d’affari degli abbonamenti per rendersi conto della sproporzione tra quello che viene dichiarato in Italia e quello che supera i confini. (A.M. per NL)