Quando alle 14:18 dell’8 febbraio sono state annunciate le nomination per gli Academy Award (Oscars) 2022 alcuni utenti di Disney+ hanno trovato una sorpresa nella loro home page: la cerimonia era trasmessa in diretta streaming.
No big deal? Non diremmo, in quanto per molti analisti questo test non preannunciato è la conferma dei grandi cambiamenti a venire.
Streaming live
L’evento di per sé non parrebbe di grande rilevanza: la cerimonia delle nomination era trasmessa sia dal network ABC che sul sito stesso degli Academy award. Ma la presenza in live su Disney+ non era stata in alcun modo preannunciata, né si aveva chiara idea che il colosso dell‘entertainment intendesse diffondere eventi dal vivo o canali lineari sul proprio servizio SVOD.
Academy Award: prova generale?
Si è trattato di una prova, come confermato dal comunicato stampa emesso dalla casa di Topolino (anzi, del sex tape di Pam e Tommy) a posteriori: “Abbiamo effettuato un test della capacità di live streaming della piattaforma Disney+. Siamo compiaciuti dei risultati e continueremo questi test nell’ambito del nostro approccio iterativo teso a fornire la migliore esperienza utente”
Ipotesi di ogni tipo
Molte sono le ipotesi avanzate dagli analisti del mondo dei media statunitensi. La più radicale parla di una possibile intenzione di abbandonare del tutto la TV tradizionale. Sembra uno scenario futuristico, ma pensiamo si possa inquadrare nello spostamento dei flussi finanziari di cui avevamo scritto a novembre 2021: “I ricavi dai canali lineari, quali lo sportivo ESPN e il network nazionale generalista ABC sono diminuiti del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.
Test di scalabilità
Le prove servirebbero dunque a verificare la scalabilità della piattaforma tecnologica, noto punto dolente quando si hanno contenuti che generano molti ascolti contemporanei.
Cugini
Una versione meno drastica parla della possibile futura creazione di un canale cugino live “that sounds kinda, sorta” (come dire: che sia tipo, quasi come) quelli on-air (ABC) e on-cable (Disney Channels).
Canali in chiusura
Occorre comunque ricordare come l’anno scorso il CEO di Disney Bob Chapek avesse preannunciato la chiusura di oltre 100 network televisivi nel mondo (principalmente quelli che usano il brand FOX), proprio in relazione alla transizione verso lo streaming.
Una strategia anti-Netflix
Rileggendo quanto si scrisse a giugno 2021, data dell’annuncio di cui sopra, ci è tornata alla mente un’affermazione di Nigel Walley, direttore generale di Decipher Media Research: “Un canale lineare è il gateway perfetto per catturare l’audience e guidarla progressivamente verso le piattaforme OTT proprietarie. È lo strumento più efficace a disposizione dei broadcaster tradizionali nella lotta a Netflix e Amazon”. Catturare e guidare: una strategia che ovviamente non risulta possibile ai nativi digitali.
Da uno a molti abbonamenti
Ci aspetterebbe dunque un futuro dove – anziché un abbonamento unico a un operatore quale Sky (o le telco laddove offrano la IP Tv) si dovranno sottoscrivere “n” abbonamenti diversi, uno per ciascuna piattaforma che ospita i canali a cui siamo interessanti. Con il probabile risultato che anche noi europei, che attualmente vantiamo una media di due OTT sottoscritti per famiglia, tenderemo al modello americano dove questi abbonamenti sono quattro.
Anche l’FM è un gate
Interessante notare come la strategia del “tradizionale come gate verso la diffusione IP” sia in parte la stessa perseguita da Giornale Radio. Ricordiamo quanto ci disse l’editore Domenico Zambarelli, nella nostra intervista del maggio 2021: “La modulazione di frequenza non è imprescindibile: rappresenta ormai solo un gate verso le piattaforme digitali.” Come NL aveva scritto esattamente due anni fa.
Conclusioni
Gateway per Walley, gate per Zambarelli. Decisamente è il caso che chi dispone ancora di canali in digitale terrestre, piuttosto che affliggersi con il T2, gli LCN, le “reti di secondo livello” e le bollette esorbitanti inizi fin da subito a elaborare una propria strategia SVOD. Che, oltretutto tanto OD (on-demand) questo medium non sembra neppure più esserlo. (M.H.B. per NL)