Il Tar del Lazio boccia la maxi sanzione di Agcm ai danni di Apple e Amazon, accogliendo due delle censure presentate dalle big tech in sede di ricorso. In particolare, il tribunale amministrativo ha motivato la decisione da un lato, con l’eccessivo lasso di tempo lasciato trascorrere dal Garante tra l’acquisizione delle informazioni necessarie e l’avvio dell’istruttoria. Dall’altro, i giudici hanno accertato la violazione del diritto di difesa ai danni delle due società, che, di fatto, hanno avuto solo 20 giorni per approntare le difese.
In entrambi i casi un problema di tempistiche dell’Autorità, che, proprio a causa di questa dilatazione nei tempi, si è vista annullare le sanzioni emesse nei confronti di Apple e Amazon.
Il Tar, però, è bene sottolinearlo, non si è espresso nel merito dei provvedimenti di Agcm, lasciando, di fatto, la questione ancora aperta.
Le sanzioni di Agcm
A novembre dello scorso anno, Apple e Amazon erano state sanzionate da Agcm, rispettivamente per 134,5 e 68,7 milioni di euro. Le motivazioni dei provvedimenti erano da attribuire all’accordo stipulato dalle due big tech riguardo il marketplace del servizio di Bezos.
L’accordo incriminato
Le società, infatti, avevano stipulato un accordo che permetteva la vendita di prodotti Apple su Amazon solo a un numero ristretto di soggetti, tra cui ovviamente la stessa piattaforma di e commerce. Le modalità di individuazione dei rivenditori autorizzati erano state reputate discriminatorie e lesive della libera concorrenza.
L’art. 101 TFUE
Gli accordi, presi nel 2018, creavano una situazione che, secondo Agcm, violava l’art. 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Tale articolo, infatti, vieta le pratiche che impediscono, restringono o falsano la concorrenza. Condizione che il Garante ha riscontrato nella vicenda, proprio a causa della particolare “selezione all’ingresso” messa in atto da Amazon ed Apple.
Nulla di fatto per Agcm
Il tutto, però, si risolve in un nulla di fatto, quanto meno per ora. Infatti, il Tar del Lazio ha bloccato le sanzioni nei confronti delle due big tech in quanto il procedimento, secondo le motivazioni, è stato ingiustificatamente prolungato in alcuni suoi aspetti.
Buon andamento ed efficienza
In particolare, il tribunale ha reputato fondate la prima e la terza censura presentate dalle ricorrenti, entrambe riguardanti, seppur in modo diverso, questioni procedurali dell’operato dell’Antitrust. In primo luogo, come si legge dalla sentenza: “Agcm avrebbe potuto acquisire tutte le informazioni necessarie per tratteggiare gli elementi-base dell’illecito e, quindi, decidere se avviare o meno la successiva fase istruttoria in un lasso di tempo molto più limitato di quello effettivamente decorso“, aspetto che è in contrasto con “il rispetto dei principi di buon andamento ed efficienza dell’azione amministrativa“.
Agcm ha violato il diritto di difesa
Inoltre, il Tar ha accolto anche la terza censura, riguardante la violazione del diritto di difesa di Apple e Amazon, commessa da Agcm. Infatti: “Il regolamento sulle procedure istruttorie prevede un termine inderogabile minimo di 30 giorni dalla chiusura dell’istruttoria per consentire alle parti di controdedurre sulle acquisizioni istruttorie“. Il termine, fissato dall’Autorità per il 30 agosto 2021 ed esteso di 15 giorni, all’apparenza non presenta violazioni.
Il quadro
Tuttavia, scrivono i giudici: “L’accesso ai dati relativi all’analisi economica ha avuto luogo mediante l’organizzazione di un’apposita data room da parte dell’Agcm, che ha avuto luogo il 24 agosto 2021, di modo che le parti hanno potuto avere un quadro completo dei dati economici menzionati nella CRI soltanto quando gran parte del termine era ormai decorso sicché, per effetto anche della proroga, residuavano soltanto 20 giorni per approntare le difese“.
Agcm si farà risentire?
Una sentenza che lascia l’amaro in bocca, ma che non chiude certamente la partita, proprio a causa delle motivazioni stesse. Il Tar, infatti, si è limitato alla disamina di questioni procedurali, ma non si è espresso nel merito delle motivazioni delle sanzioni, che quindi restano un capitolo ancora aperto e su cui, molto probabilmente, Agcm tornerà a battere il chiodo. (A.M. per NL)