La piattaforma svod più celebre al mondo decide di seguire i principali competitor e si prepara a lanciare i propri live show: in arrivo, dunque, contenuti in diretta.
Al contempo, Netflix cambia rotta rispetto al clima culturale generale lasciando da parte il politically correct (e chi ne è un esagerato sostenitore), per privilegiare, invece, una fruizione più libera in cui la discrezione su cosa è appropriato e cosa no è lasciata all’utente.
Terza via: i live show
Netflix ha annunciato di volersi buttare nel settore dei live show, anche se non ha ancora rivelato attraverso cosa e quando. La notizia di per sé non è una particolare novità, visti i precedenti di Disney+ e AppleTv.
I precedenti
Infatti, mentre il primo ha trasmesso il live stream della notte degli Oscar, il secondo propone due partite di baseball ogni venerdì. Al contrario dei concorrenti, però, Netflix non sembrerebbe voler puntare su contenuti estemporanei (come appunto gli Oscar) e al contempo non interessarsi agli sport.
Interattività…
Il colosso dello streaming aveva già puntato sull’interattività dei propri contenuti, come ad esempio con il film Black Mirror Bandersnatch. In questo caso, allo spettatore era data la possibilità di scegliere alcuni sviluppi della trama e il finale stesso. Il passo ulteriore che la società di Reed Hastings vuole compiere è dunque proporsi come fornitore di contenuti in diretta.
… ma non lineare
Non certo, almeno per ora, con un palinsesto strutturato come quello di una tv lineare, bensì con un modello che ricorda più una piattaforma come Twitch. Anche se con logiche fortemente differenti.
Show e polemiche
A proposito di show, negli ultimi mesi, Netflix è stata al centro delle polemiche per uno speciale dello stand up comedian americano Dave Chapelle: The Closer. Lo spettacolo aveva attirato su di sé forti critiche a causa di alcune battute considerate poco politicamente corrette.
Lo show va avanti
La società, però, non ha attuato la solita marcia indietro a cui si ricorre in questi casi, cancellando addirittura lo show incriminato per paura di perdita di ascolti e abbonati.
Politica di non ingerenza
Anzi, Netflix ha tenuto a precisare che sostiene la totale libertà degli artisti che lavorano per la piattaforma e, di rimando, la possibilità, per gli spettatori, di scegliere i contenuti che fanno per loro, senza che questa scelta venga presa da altri a monte.
Sapersi adattare
Allo stesso tempo, la società ha dichiarato che essere dipendente Netflix significa condividere la linea editoriale sopracitata.
Dentro (ai contenuti). O fuori (dall’azienda)
Infatti, essendo possibile, in certi ruoli, avere a che fare con contenuti di cui non si condivide il messaggio, ai lavoratori in questione è caldamente consigliato di imparare a convivere con il catalogo dello svod o, in caso contrario, valutare altre aziende con policy più adatte alle proprie visioni.
Un colpo al cerchio e uno alla botte
Questa presa di posizione forte fa sorgere un interrogativo circa le reali intenzioni del colosso dello streaming. È infatti lecito domandarsi se questa mossa sia effettivamente una scelta in favore della libertà artistica o una manovra di mercato atta a distinguersi dal modus operandi degli altri OTT.
Il business dei no politically correct
E quindi accattivarsi il pubblico, sempre più numeroso, scontento del peso sempre maggiore del politically correct nell’entertainment. Insomma: andare contro il mainstream per fare mainstream. (A.M. per NL)