I venditori su Amazon possono stare più tranquilli: a gestire i loro complicati, insidiosi e onerosi adempimenti fiscali ora ci pensa la più grande piattaforma dell’e-commerce.
L’ultima pensata della società di Seattle è “Servizi IVA”, un prezioso supporto ai contribuenti di Amazon grazie al quale chi vende e spedisce beni a consumatori di altri Paesi “potrà dedicare più tempo alla propria attività, semplificando l’assolvimento degli obblighi in materia di IVA” (stando alle dichiarazioni della società riportate sul quotidiano Italia Oggi).
Il servizio, entrato a regime in Italia lo scorso agosto, è disponibile in cinque Paesi europei nei rispettivi siti di Amazon (Amazon.it, Amazon.fr, Amazon.es, Amazon.de e Amazon.co.uk).
Ma come funziona esattamente questo portale? Innanzitutto “Servizi Iva” è garantito per i Paesi verso cui i venditori esportano; non riguarda, invece, gli adempimenti connessi al Paese dove ha sede l’azienda. Tra l’altro, Amazon ha specificato che “non si occupa di compilare le dichiarazioni IVA, né di inviarle alle autorità fiscali”, ma si limiterebbe semplicemente a fornire e acquisire tutte le informazioni fiscali, mettendole a disposizione del cliente. La consulenza ha un costo annuale di 400 euro, che riguarda esclusivamente le transazioni via Amazon. Aggiungendo, poi, ulteriori 100 euro la società si prende in carico tutta la pratica IVA del cliente, includendo anche operazioni eseguite su canali diversi (aspetto rilevante in termini di Big Data).
Il prezzo della tariffa annuale permette di farsi rilasciare il numero della partita IVA, le dichiarazioni mensili, trimestrali o annuali, la dichiarazione Intrastat; inoltre, consente di godere della tenuta del registro delle vendite comunitarie e di presentare dichiarazioni locali obbligatorie (come, ad esempio, in Italia lo spesometro). Per garantire un servizio sicuro e affidabile, Amazon si avvale della collaborazione di Avalara, fornitore di servizi fiscali a livello globale.Amazon, dunque, si improvvisa anche commercialista. La novità, c’era da aspettarselo, ha lasciato la categoria dei professionisti del settore con il dente avvelenato.
Tra i tanti che hanno rilasciato dichiarazioni a Italia Oggi e che si sono scagliati contro il colosso americano troviamo Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti: “Tutto questo va a discapito della qualità della prestazione professionale e quindi della qualità dei servizi resi ai cittadini ed imprese”. Anche Bonfiglio Mariotti, presidente di Assosoftware, non si risparmia: “I professionisti e gli imprenditori italiani hanno come socio di maggioranza lo Stato. Se il signor Amazon (Jeff Bezos, ndr) vuole entrare nel territorio italiano deve pagare le tasse nella misura che paghiamo tutti noi” – e aggiunge – “il tessuto produttivo italiano è un patrimonio da difendere, non è possibile la deregulation per i big, se così fosse si creerebbe una disparità di trattamento mostruosa”.
Ma al di là del fatto che Amazon faccia una spietata concorrenza a chi già opera nel settore da anni, il big delle vendite online vedrebbe comunque frapporsi alla sua nuova attività un ostacolo non irrilevante: la normativa tributaria italiana. Davide Morabito, partner Kpmg responsabile IVA, spiega le difficoltà cui Amazon andrà inevitabilmente incontro: “Non vediamo il rischio che Amazon possa fornire servizi professionali in sostituzione di dottori commercialisti e avvocati. Ma la gestione degli adempimenti IVA non è una cosa semplice, anche perché la legislazione italiana è in continuo divenire”.
Amazon sarà in grado effettivamente di adeguarsi e tenere il passo con le ormai consuete modifiche normative che caratterizzano il nostro bel Paese? (G.S. per NL)