L’effetto della earnings call del 10 novembre è stato drammatico per la Walt Disney Company: un crollo del 10,25% del valore del titolo all’apertura della borsa.
Eppure la società guidata da Bob Ckapek non sembra passarsela male. I visitatori hanno infatti ripreso a frequentare i parchi a tema, che hanno visto l’apertura di attrazioni quali il ristorante Space 220 a Epcot (“un’esperienza fuori dal mondo”), i canali sportivi hanno raggiunto audience record in numerosi eventi e le navi da crociera sono tornati alla normale attività.
Cosa è andato storto?
Nascosta tra le affermazioni trionfalistiche del CEO Bob Chapek (“Siamo incredibilmente orgogliosi di tutto quanto abbiamo realizzato con Disney+ in soli due anni, nei quali abbiamo superato ogni aspettativa”), gli analisti hanno notato un fatto: il rate dell’incremento nel numero degli abbonati sta rallentando.
Missing Expectations
Nel quarter terminato il 30 settembre l’utile per azione è stato pari a 0,37 dollari/share contro una stima media di 0,51: una differenza di ben il 28%. Ma non è questo il punto. Abbiamo infatti assistito spesso ad aziende che bucano le previsioni ma la cui azione schizza verso l’alto, o anche al caso opposto, società con risultati record e borsa freddina.
Posizionamento strategico. O meno
Gli analisti infatti tendono a guardare al posizionamento strategico delle aziende nel loro mercato e nel caso specifico questo corrisponde a quanto bene si sta facendo nel mondo dello streaming, live e on-demand.
I numeri Disney
E qui la nota dolente. I ricavi dai canali lineari, quali lo sportivo ESPN e il network nazionale generalista ABC sono diminuiti del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre Disney+ ha incrementato di soli 2 milioni la propria utenza, raggiungendo un totale di 118 milioni di clienti paganti.
Disney+ vs Netflix
A titolo di paragone, nello stesso periodo Netflix ha visto un aumento dei subscribers pari a 4,4 milioni, raggiungendo un totale di 214 milioni di clienti e superando le proprie stesse previsioni (che parlavano di un incremento di circa 3,5 milioni). Lato Disney, anche Hulu e ESPN+ hanno deluso, con una crescita pari a soli 700.000 clienti per Hulu e 2,3 milioni per ESPN+.
Effetto Pandemia?
Alcuni osservatori ritengono che il rallentamento sia una conseguenza della pandemia: fermate le riprese sono mancati nuovi titoli a fare da traino a nuovi abbonamenti. Ma si tratta di un’analisi a nostro parere insoddisfacente: nello stesso periodo Netflix è riuscita infatti a varare alcune serie di grande successo le cui riprese sono avvenute proprio durante la pandemia.
O forse no
E infatti c’è chi – come Doug Creuz, senior research analist di Cowen – esprime dubbi sulla strategia stessa dell’acquisizione dei contenuti di Chapek, troppo focalizzata sulla fan base tradizionale di Disney. Fino a quando questa impostazione non verrà cambiata “riteniamo che l’equazione stessa più contenuti = più utenti sia da mettere in dubbio” ha affermato l’analista.
Metaverse
Vendere la vision, convincere della propria capacità di posizionarsi per il futuro è importante. Ecco dunque che, non potendo fornire dati trionfalistici come nello scorso quarter, la passione attuale per il Metaverse offre un’occasione ghiotta.
Disney early adopter
Nelle parole di Chapek: “Il nostro utilizzo delle tecnologie emergenti e l’esperienza acquisita attraverso innumerevoli punti di contatto con i consumatori ci ha permesso di trasformare la maniera in cui le persone interagiscono e assistono alle nostre storie in entrambi i mondi. Walt Disney ha una lunga storia come early adopter di tecnologie capaci di migliorare l’esperienza dell’intrattenimento.
Fantasound
Steamboat Willie nel 1928 è stato il primo cartone animato con audio sincronizzato all’immagine. Fantasound ha anticipato di 52 anni il Dolby Digital. Siamo stati i primi a distribuire contenuti scaricabili sull’iPod di Apple nel 2005. Pixar è stata pioniere nella computer animation. I nostri sviluppi fino ad oggi possono essere visti come un prologo a un’epoca in cui saremo in grado di connettere i mondi fisici e virtuali, permettendo lo sviluppo di storie senza confini nel Metaverse di Disney”.
Effetto Shondaland
Certo sell the vision è una delle capacità richieste ad un CEO. Ma forse anche non farsi scappare i talenti potrebbe essere considerata una priorità. E – come notato da Doug Cruez – la vicenda di Shonda Rhimes non fa ben sperare.
Shonda Rhimes
Creatrice e anima della casa di produzione Shondaland, considerata da Time una delle 100 persone piu’ influenti al mondo, Rhimes è stata mente e anima di Gray’s Anatomy, Private Practice, How to Get Away with Murder e altre serie di successo planetario: tutte per conto di ABC, una delle properties di Disney.
Netflix Exclusive
Ma nell’agosto 2017 Shonda ha firmato un’esclusiva con Netflix, siglando la fine di una collaborazione decennale con la casa di Mickey Mouse. E il successo globale di Bridgerton, una delle prime Netflix Original di Shoandaland, non sembra un buon segnale per Disney. (M.H.B. per NL)