Disney mira a connettere tutte le espressioni delle proprie attività, rendendole accessibili attraverso un’unica porta d’accesso: lo svod. La società di Burbank sta infatti pensando a un nuovo tipo di soluzione che, tramite l’abbonamento alla propria piattaforma di streaming, spinga l’utenza meno fidelizzata a spendere di più in prodotti e servizi marchiati Disney: dal merchandising ai parchi a tema. Un piano che ricorda molto da vicino la strategia di Amazon che permette di usufruire allo stesso tempo, e tramite lo stesso account, dei benefici delle spedizioni rapide di Prime e del catalogo di Prime Video. Ma in gioco non ci sono solo gli incassi: la correlazione tra acquisti, soggiorni nei parchi e preferenze sullo svod costituiscono, infatti, una miniera di informazioni di grandissimo valore, utile alla profilazione e alle scelte di produzione e marketing future.
Disney fra Netflix e Amazon
Mentre Netflix annuncia l’arrivo di un nuovo piano di abbonamenti con interruzioni pubblicitarie integrate che comprendono una riduzione dell’esperienza, Disney+ si muove in direzione opposta. Lo svod degli studios di Burbank, infatti, sta pensando di ampliare le possibilità dei suoi abbonati creando piani sulla falsa riga di Prime.
Quale Prime?
L’intento di Disney è quello di realizzare un universo in stile Amazon in cui l’abbonamento a Prime consente l’accesso a molteplici servizi: dall’e-commerce alle serie tv di Prime Video. Non importa, dunque, quale sia l’intento iniziale al momento della sottoscrizione: l’utente sarà invogliato a usufruire dei prodotti dell’ecosistema di Bezos.
Disney punta alla versione fisica
Nel caso di Disney, invece, l’universo in questione è molto più “fisico” di quello dei servizi di Amazon. Da indiscrezioni del Wall Street Journal, infatti, l’idea sarebbe quella di rendere l’abbonamento allo svod una chiave d’accesso per il resto del mondo del gruppo: dai parchi a tema, ai resort, fino al merchandising.
Ancora TBA
Al momento, la data di arrivo e il costo di questo nuovo abbonamento onnicomprensivo non sono ancora stati rivelati. Ma lo scopo della società non sembrerebbe essere quello di guadagnare di più da ogni sottoscrizione, bensì di spingere chi si abbona a spendere di più nell’universo del marchio.
L’informazione è potere
In cambio, però, oltre al ritorno economico dato dal sistema descritto poc’anzi, Disney otterrebbe molto di più. Infatti, se, come per Amazon, l’accesso ai vari servizi fosse legato ad un unico account (cosa alquanto probabile), la società di Burbank avrebbe a disposizione una miniera di informazioni sconfinata.
Formula “tutto in uno”
Con questo sistema, Disney arriverebbe a un livello di profilazione dell’utente pari, se non maggiore, a quello di Amazon. Dalle preferenze sulle serie tv, a quelle sui gadget, fino ad arrivare addirittura a quelle sulle vacanze.
Il D23
Un piano simile in casa Disney esiste già: si tratta del D23, il fan club ufficiale degli studios, il cui abbonamento gold annuale costa 99,99 dollari. In questo caso il servizio streaming non è incluso, ma è quasi scontato che gli iscritti a D23 siano abbonati anche allo svod.
Target ristretto
Anche in questo caso la sottoscrizione a pagamento assicura, tra l’altro, l’accesso a eventi esclusivi e sconti sul merchandising. Il target, però, è ovviamente ristretto e costituito dai fan più affezionati e soprattutto in grado e intenzionati a spendere ben oltre il costo dell’iscrizione al club.
Disney pensa ai casual
La nuova ipotetica proposta, invece, dovrebbe essere rivolta a un pubblico più vasto e casuale, invogliandolo a spendere in prodotti e servizi probabilmente mai presi in considerazione. In quest’ottica, dunque, un innalzamento esagerato della quota mensile potrebbe rivelarsi deleterio e non incoraggiare a maggiori spese nell’universo Disney, ma, al contrario, disincentivarle. (A.M. per NL)