“Le due caratteristiche più importanti per un tg sono la credibilità e l’affidabilità, e quando una nuova testata giornalistica nasce sono proprio questi i primi due obiettivi da raggiungere. Ecco, è stata questa la difficoltà maggiore che abbiamo affrontato”. Difficoltà, però, superata a pieni voti dal tg della rete satellitare che, sotto la saggia direzione di Emilio Carelli (foto), ha saputo insinuarsi tra i due contendenti allo scettro, Tg1 e Tg5, giungendo ad ottenere 1,5 milioni di contatti giornalieri, una cifra altissima per un telegiornale che va in onda su un canale satellitare, che ha un bacino d’utenza quasi dieci volte inferiore rispetto ai concorrenti. “Fin dall’inizio abbiamo fatto dell’obiettività uno dei nostri cavalli di battaglia.” – ha continuato Carelli, intervistato da ItaliaOggi – “In un Paese dove tutti i telegiornali sono percepiti dal telespettatore come schierati per questa o quella formazione politica”. E proprio il fatto d’essere svincolati dai poteri politici e gestiti da un editore straniero (Rupert Murdoch, ndr) è stata la molla, in un’Italia sempre più stanca della propria politica, che ha spinto la gente a prediligere l’informazione di Sky Tg24 piuttosto che quella (avvertita come più “funzionale” a questo o quel potere) dei telegiornali delle reti in chiaro. Carelli, però, tesse le lodi dei due tg delle reti ammiraglie: “Apprezzo molto il Tg1 e il Tg5. Li considero i più completi e penso che dalla competizione di due grandi professionisti come Riotta e Mimun ne guadagneranno entrambi”. E come potrebbe, d’altronde, non apprezzare il Tg5, dal momento che lì ha mosso i primi passi allorché, nel 1992, fu tra i “padri fondatori” di quella creatura che si proponeva di sfidare l’allora stradominio del Tg1. In proposito, stuzzicato dal cronista di ItaliaOggi sul ruolo svolto da Mentana ai tempi della fondazione, una sorta primus inter pares, il direttore dice: “La lunga colleganza al suo fianco durata dieci anni mi ha convinto sempre di più che Enrico è un outsider dell’informazione televisiva italiana. Sicuramente il fatto d’avere introno a sé un gruppo di vicedirettori compatto ma eterogeneo come quello formato da me, Clemente Mimun, Lamberto Sposini e poi Massimo Concione, lo ha sostenuto nell’impresa”.Punto nuovamente dall’intervistatore, Carelli lancia una stoccata nei confronti di quello che viene definito il “panino” mediatico, ossia l’obbligo che certe trasmissioni e certi tg s’impongono, di lasciare spazio alle diverse parti politiche per lo stesso, medesimo, tempo, magari tenendo il dito schiacciato sul cronometro, pronto a bloccarlo non appena Prodi supera di un secondo il tempo dedicato a Berlusconi: “Il criterio al quale s’ispira Sky tg24 è squisitamente di notiziabilità, per cui può succedere un giorno in cui la notizia è Prodi e buona parte della pagina politica del giornale sarà dedicata a lui, e un altro in cui sarà Berlusconi e ci comporteremo di conseguenza”. Infine, data l’età media giovanissima della redazione di Sky Tg24, la domanda per il direttore riguarda un possibile “saccheggio” da parte di Rai e Mediaset del “parco-conduttori” del suo tg. “Nessuna paura, anzi se un giorno vedessi uno dei miei conduttori in onda su un grande tg nazionale ne sarei orgoglioso, e avrei la conferma che la strada fin qui percorsa è stata giusta”. Dato l’Oscar come miglior tg italiano del 2007, pare proprio che la strada sia quella esatta: obiettività, gioco di squadra e tanti, tanti giovani competenti. (Giuseppe Colucci per NL)