Ops, Google si è mangiato il SEO. E meno male!

seo

L’algoritmo di Google è diventato adulto. E, come Saturno che divora i suoi figli, si è mangiato il SEO che aveva generato.
Dimenticate parole chiave, distribuzione delle stesse, attributi alt, slug, meta descrizione: se il vostro contenuto non è rilevante (per l’algoritmo di Google) potete effettuare tutte le ottimizzazioni che vorrete, attraverso più o meno sofisticate applicazioni e brillanti esperti di SEO, ma non verrà indicizzato a dovere.

E meno male, vien da dire.
Già, perché, fino a qualche tempo fa (in realtà tanto tempo fa, ma molti non se ne sono ancora accorti), ad emergere non erano i contenuti meritevoli di indicizzazione, ma quelli meglio ottimizzati con le tecniche della search engine optimization (acronimo SEO).

SEOcratico

Cioè tutte quelle attività volte a migliorare la scansione, l’indicizzazione ed il posizionamento di un contenuto di un sito web da parte dei crawler (probabilmente li conoscete maggiormente come bot) dei motori di ricerca (quali: Google, Yahoo!, Bing, Yandex, Baidu ecc.) al fine di migliorare (o mantenere) il posizionamento nella pagina dei risultati del motore di ricerca (SERP).

Della SEO è rimasta solo la O

Ad onor del vero, la SEO è ancora utile, ma non con la finalità iniziale. Oggi, infatti, serve perlopiù a rendere catalogabile un contenuto (esempio un articolo), non essendo, di per sé, più in grado di farlo emergere nel mare magnum del web.

Contenuti originali e che superino lo scoglio dei 20-30 secondi di lettura

Per quello, come per un classico bell’articolo o un ottimo libro, serve un contenuto originale, ben scritto ed impaginato correttamente, in grado di cogliere l’attenzione del lettore e trattenerlo nella lettura oltre i 20-30 secondi (perché questo è il problema più attuale).

Ora la SEO non detta più legge. Al suo posto lo fa la IA

Cioè l’estro da giornalisti (bravi) e scrittori (esperti), che se è vero che ora rischiano il posto a causa dell’Intelligenza artificiale  -ammesso che anch’essa maturi ed esca dalla fase della stupidera (visto quel che spesso s’inventa di sana pianta) – , almeno non devono più piegarsi alle logiche assurde del SEO.

Scrivere per chi?

Cioè scrivendo non per farsi capire dal lettore, ma dall’algoritmo di Google.

Editori!

Quindi, se avete un sito internet, editate un periodico, oppure un prodotto multipiattaforma è ora che destiniate diversamente il vostro budget.

Content provider cercasi disperatamente

Meno SEO e più ideatori di (veri) contenuti.

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