Molti esperti di economia e molti sociologi di fama internazionale sostengono l’ipotesi secondo cui ciò che maggiormente occorre alle popolazioni che abitano i Paesi in via di sviluppo, quelli più poveri e disagiati, non è tanto la beneficenza dei Paesi più ricchi, i famosi pacchi di pasta e di altri generi, alimentari e non, di prima necessità che Croce Rossa e altre associazioni benefiche destinano loro, né tantomeno la filantropia proveniente dai “grandi ricchi” della Terra. E non è nemmeno l’azzeramento del debito cui molti personaggi dello star system dedicano battaglie e canzoni. No, il modo più efficiente per aiutare queste popolazioni ad uscire dalla propria, sfortunata, condizione è dar loro accesso alla conoscenza. La conoscenza del mondo, di un mondo che essi ignorano completamente, sarebbe il vero collante per mettere insieme le coscienze della gente che viene dal “basso” e far sì che essi non si ritrovino ostaggio, come da secoli accade, di uomini delle istituzioni corrotti e sanguinari. Stiamo parlando, ovviamente, dei popoli che vivono nelle zone più disagiate dell’Africa, dell’Asia minore, del Medio Oriente e dell’America latina più povera.
Nicholas Negroponte, un celebre informatico statunitense, aveva studiato un paio d’anni fa il modo più semplice ed economico per fornire la conoscenza ai giovani abitanti nelle zone sopra citate: aveva prodotto, infatti, il prototipo di un personal computer il cui costo di produzione, bassissimo, avrebbe fatto in modo che questo fosse distribuito a soli 100 dollari per esemplare. Una vera e propria rivoluzione, anche in considerazione del fatto che, per sottrarsi alla necessità dell’energia elettrica (assente in molte delle zone interessate) e dei diritti da pagare alla Microsoft, questo pc (ribattezzato “100 $ laptop”) sarebbe stato alimentato a batterie solari ed avrebbe utilizzato il software libero, il cosiddetto open source: zero spese, quindi, se non quelle d’acquisto. Ovviamente, sovvenzionate da associazioni umanitarie.
Per portare avanti la propria battaglia filantropica, Negroponte aveva dato vita alla fondazione non profit “One laptop per Child”, cui aveva dato enorme visibilità in occasione della presentazione al “World summit of Information society” in Tunisia, in compagnia dell’allora capo dell’Onu, Kofi Annan.
Ora, ad oltre un anno di distanza da quell’evento, l’iniziativa entra nel vivo. Con delle sostanziali modifiche, però: il progetto si è rivelato più costoso del previsto e la formula tramite la quale i computer verranno distribuiti differirà da quella originaria. Dopo il lancio di circa 7.000 prototipi, distribuiti tra Cambogia, Ruanda e Brasile, la produzione di massa sarà avviata nel prossimo mese di novembre, ma in maniera diversa: i pc saranno venduti negli Usa per 399 dollari e, per ogni pc acquistato, l’utente americano ne donerà automaticamente un altro ad uno studente povero. La formula dovrebbe funzionare perfettamente, dal momento che il prezzo di 399 dollari sarebbe accessibile ad ampie fasce di popolazione americana, incentivata dalla funzione benefica del proprio acquisto. I laptop, inoltre, fa sapere il “Wall Street Journal”, saranno distribuiti in due versioni: una, quella per gli americani, più sofisticata, con deduzione ai fini fiscali come spesa di beneficenza ed un’altra, per le popolazioni bisognose, con alimentazione solare e software open source. I primi 40.000 laptop andranno in produzione ad ottobre, mentre già da novembre dovrebbe iniziare la distribuzione in Africa ed America Latina. La rivoluzione tecnologica sta arrivando anche nel “lato B” del mondo, i potenti sono avvisati. (Giuseppe Colucci per NL)