Non sarà archiviato il caso del duplice omicidio della giornalista Ilaria Alpi, ex inviata del Tg3, e del suo operatore, Miran Hrovatin, assassinati a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Lo ha deciso Emanuele Cersosimo, gip di Roma, giustificando, così, la propria decisione: “Da un’analisi complessiva degli elementi indiziari fino ad oggi raccolti dagli inquirenti la ricostruzione della vicenda più probabile e ragionevole appare essere quella dell’omicidio su commissione”. A riferirlo è stato, nel pomeriggio di ieri, l’avvocato Domenico D’Amati, sottolineando la soddisfazione con la quale la notizia è stata appresa dalla famiglia della giornalista, desiderosa di conoscere la verità dopo tutti questi anni. Occorre ricordare che per la vicenda è già stato arrestato e condannato a ventisei anni di carcere il miliziano somalo Hashi Omar Hassan, autore materiale del duplice delitto. Dietro di lui, però, ci sarebbe una mano ben più potente e pericolosa: quella che gestisce il traffico di armi che arrivano in Somalia per attrezzare gli eserciti ed il passaggio di rifiuto tossici provenienti dai Paesi industrializzati e parcheggiati in zone incontaminate, come ve ne sono numerose in quest’area.
Secondo diverse ricostruzioni messe in piedi negli anni, infatti, la Alpi e Hrovatin sarebbero stati a conoscenza di questo traffico parallelo, messo in piedi da Italia e Somalia, e sarebbero stati messi a tacere per evitare che la notizia si facesse largo tra le maglie dell’opinione pubblica italiana. Il gip Cersosimo, intanto, ha concesso sei mesi di tempo per completare gli accertamenti del caso, disponendo che vengano utilizzate nell’indagine anche le informazioni raccolte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta (che ora è stata sciolta), presieduta da Carlo Taormina. “Ci sono le prove per sostenere che Ilaria è stata assassinata perché aveva scoperto i meccanismi illeciti di un traffico di armi e di dazioni di denaro legate all’affaire della cooperazione in Somalia”, ha, poi, affermato l’avvocato D’Amati, a testimonianza che, ad oltre tredici anni dalla scomparsa dei due giornalisti, non è stata fatta ancora chiarezza su questo caso, dai contorni molto meno levigati di quelli che si pensava. (Giuseppe Colucci per NL)